Catena Umana, lungo il filo gli assistenti sociali d’Italia
«Presenti per l’impegno della professione nel costruire equità, pace e diritti»

C’erano anche tanti assistenti sociali alla Catena Umana per la pace e la fraternità. A Perugia, nel primo tratto di San Girolamo, presenti le massime rappresentanze della categoria «non solo per festeggiare i 25 anni dell’Ordine, ma per dare un segno della professione rispetto alla costruzione di equità, pace e diritti per tutte le persone, soprattutto quelle che in questo momento di pandemia non sono tutelate come dovrebbero». A dirlo il presidente nazionale dell’ordine Gianmario Gazzi, secondo cui «l’unico modo per costruire una società inclusiva e giusta è garantire a tutti l’accesso ai diritti sociali e alla salute globalmente intesa». A rappresentare l’Umbria, fra gli altri, Cristina Faraghini presidente del Croas: «Ci siamo per rappresentare quello facciamo tutti i giorni, il nostro impegno per costruire una società, contesti e luoghi di vita più rispettosi dei diritti, della solidarietà e dell’accoglienza». È un lavoro, quello degli assistenti sociali, che come altri ha dovuto fronteggiare l’emergenza Covid-19. «Stiamo portando avanti ricerche, abbiamo dovuto adattare metodi e strumenti di lavoro all’emergenza. Ci stiamo occupando dei contesti delle famiglie, sono emerse nuove povertà e nuove difficoltà». L’impegno della categoria, con il filo della pace, si è unito a quello di altre realtà.
«Abbiamo portato nel filo della catena le emozioni che ci sono nel nostro lavoro nella cura delle relazioni, condividendo l’impegno della pace e della solidarietà dei popoli», ha sottolineato Marzia Lorenzetti, presidente dell’ordine delle Marche. Hanno aderito all’evento anche gli ordini del Lazio, del Piemonte, della Liguria, la Fondazione nazionale degli assistenti sociali e l’Associazione nazionale assistenti sociali per la Protezione civile.

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