Castel Giorgio dice NO agli impianti geotermici sull’Alfina
Presso il centro servizi Le Piane in via Maremmana,68 - nella zona artigianale di Castel Giorgio- il prossimo lunedì 2 settembre si terrà l’inchiesta pubblica richiesta da molti amministratori e prevista dalla normativa sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) . Lo scopo è valutare da parte della Regione Umbria il “gradimento dei cittadini” di alcune iniziative imprenditoriali volte a realizzare impianti che sfruttino per la produzione di energia elettrica la geotermia dell’Alfina. L’esito della inchiesta “si concluderà con una relazione sui lavori svolti ed un giudizio sui risultati emersi, che sono del pari acquisiti e valutati ai fini dell’adozione del provvedimento di V.I.A.” ai sensi dell’art. 24, comma 6 del D.Lgs 152/2006.
Come é noto tra i comitati di cittadini, le associazioni ambientaliste ed i sindaci di numerosi comuni dell’Orvietano e del Viterbese, è evidente la forte preoccupazione che tali iniziative possano realizzarsi nel comprensorio umbro-laziale.
Il ciclo “binario“ previsto infatti nel tipo d’intervento proposto prevede che si prelevi il fluido geotermico a grande profondità nel sottosuolo (oltre i 1000 m) per produrre energia sfruttando le alte temperature del refluo, farlo raffreddare fino a 60-70°C, con forti e rumorose iperventilazioni in un’apposita struttura di grandi dimensioni, per poi re-immetterlo a grande profondità (oltre i 2000 m).
Questa operazione, sicuramente tecnologicamente complessa, a detta di molti esperti, non è scevra da rischi di vario tipo. Il primo, il più grave, è che “prelevando e re-immettendo” il fluido geotermico da un luogo ad un altro si creano squilibri di pressione a grande profondità che, secondo uno studio dettagliato dell’ENEL (uno dei pochi oggi disponibili su una materia tanto delicata), possono generare terremoti influenzati dalla quantità del fluido spostato. Nel caso delle prove ENEL, effettuate proprio sul sito dove si vorrebbe intervenire con il nuovo progetto, le scosse sono state di 3,2 gradi sulla scala Richter e per una quantità di fluido geotermico utilizzato sensibilmente inferiore a quelle previste nel nuovo progetto. Non sappiamo se questi dati sono stati alla base della scelta dell’ENEL di chiudere la centrale geotermica di Latera (VT) subito dopo la sua messa in funzione (nonostante sia costata ai contribuenti centinaia di miliardi di vecchie lire e dopo aver distrutto paesaggisticamente la bellissima Valle di Latera), ma certamente è abbastanza singolare che una centrale geotermica così costosa sia stata dismessa dopo solo pochi giorni di funzionamento.
Il rischio di terremoti è però solo uno degli aspetti “delicati” di questa tecnologia: le perforazioni profonde infatti rischiano di mettere in contatto gli strati profondi del sottosuolo geotermico, ricco di sostanze tossiche allo stato liquido, solido ed anche gassoso (tra cui l’arsenico), con le falde acquifere superiori con il rischio di compromettere la preziosissima acqua potabile di cui è ricco tutto l’Altopiano.
Ma non solo, il rumore dei sistemi di iperventilazione dell’impianto di raffreddamento del refluo sarebbero una costante per tutte le ventiquattro ore della giornata ed investirebbe tutta Castel Giorgio facendo perdere al paese una delle sue doti principali: la quiete! Ed una delle attività più promettenti che è il turismo.
Ci sarebbe ancora molto da dire, ma vogliamo solo puntualizzare che l’epoca dello sviluppo perpetrato sulla testa dei residenti inconsapevoli è finita. Sta finendo la vecchia visione di una politica intesa soprattutto come strumento delle lobbies di affari e di cui gli spaventosi incentivi per le cosiddette “energie rinnovabili”.
Sono solo un mero esempio di spreco del danaro di tutti a vantaggio di pochissimi. Ci stiamo impoverendo perché abbiamo demandato tutto alla politica senza controllare nulla e subendo tacitamente modelli si sviluppo spesso strampalati. ma studiati con attenzione dai pochi interessati. Valga per tutti il costo degli incentivi alle rinnovabili che arriverà al prossimo anno alla stratosferica cifra di 14 miliardi di euro, una cifra enorme, pari ad una finanziaria, che il nuovo governo sta cercando di gestire anche con l’ipotesi di emettere degli appositi “bond” statali per coprire con altri debiti questo costo assurdo.
Senza considerare poi che l’industrializzazione dell’Alfina (i progetti geotermici presentati sono numerosi) non farà che impoverire chi sul comprensorio ha attività turistiche, agricole e per il soggiorno degli anziani. Ancora una volta trapela imponente l’italica incapacità “di fare sistema”: l’ultimo arrivato, magari il più “raccomandato”, arriva e “spariglia” a proprio vantaggio tutte le attività preesistenti e senza portare alcuna ricaduta economica sul territorio. Se questo è lo sviluppo, se questa è l’economia che ci viene propalata non possiamo che difenderci, rigettando questi invasivi progetti.
Quindi tutti a Castel Giorgio il 2 settembre per dire un forte NO agli impianti geotermici sull’Alfina e intorno al lago di Bolsena!
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