TERNI - La vicenda della gestione della Cascata delle Marmore assume connotati grotteschi, soprattutto alla luce degli ultimi fatti accaduti. Lo scontro tra amministrazione comunale e cooperative distoglie lo sguardo dal problema che per noi è centrale, e cioè quello legato alla qualità della gestione del sito turistico per eccellenza. Leggendo il piano di valorizzazione strategica della Cascata delle Marmore, emerge con forza l’idea di una gestione completamente manageriale e affaristica di quello che è ipocritamente definito come “bene comune”. Rifuggiamo da qualsiasi prospettiva che sdogani l’idea di un turismo imprenditoriale che abbia come presupposto quello del profitto a discapito anche delle condizioni lavorative e contrattuali degli addetti. La nostra idea di turismo non è quella legata alla massificazione delle presenze e all’omologazione della proposta turistica, ma è quella legata alla partecipazione diretta delle comunità locali rispetto alle scelte in un contesto di turismo sostenibile. Per questo crediamo vadano valorizzate e messe a sistema tutte quelle esperienze che in questi anni sono emerse anche nei territori della Valnerina ternana, e che vanno nella direzione dell’auto-organizzazione, del lavoro e delle produzioni cooperativistiche. Un’amministrazione comunale seria dovrebbe darsi come obiettivo strategico il dare nuovo protagonismo alle vecchie municipalità, che ormai versano in una condizione di abbandono e degrado. Per questo, vediamo come superficiale la costruzione di bandi a medio termine, senza un’approfondita visione strategica del territorio e della sua vocazione. Siamo altresì convinti che l’amministrazione comunale debba necessariamente preservare il bagaglio di competenze acquisite negli anni dai lavoratori che quotidianamente hanno contribuito alla gestione della cascata e all’implementazione dei servizi offerti, sapendo agire sulla difesa dei livelli occupazionali indipendentemente da chi si aggiudicherà l’appalto. La reinternalizzazione di questo come di altri servizi permetterebbe non solo di realizzare un piano strategico di lungo periodo per la cascata e per il territorio valnerino, ma anche di assumere direttamente i lavoratori e tutelarne la posizione contrattuale. È ormai noto che un processo di re-internalizzazione apporterebbe addirittura benefici alle casse comunali, come dimostrato anche da altre realtà in Italia, perché si andrebbero a togliere e a re-investire nei livelli salariali e nella qualità del servizio tutte le spese inerenti alla burocrazia e alle remunerazioni manageriali. A nostro avviso, le sterili polemiche messe in campo dai presidenti delle cooperative interessate servono a coprire ben altri intenti. Questi attori hanno addirittura utilizzato lo scontro per mettere in discussione un accordo sindacale volto alla tutela dei livelli occupazionali e della gestione provvisoria del servizio. Riteniamo invece che i lavoratori debbano tornare ad appropriarsi delle loro cooperative, agendo soprattutto nell’applicazione di quelle norme statuarie che conferiscono sovranità proprio all’assemblea dei lavoratori.

Potere al Popolo Terni

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