Barbara Isidori

Roberto Damaschi lascia la presidenza del Perugia Calcio. E non solo. Perché è prontissimo a lasciare anche la società. Quando? Appena terminato il campionato. A dirlo il patron stesso stasera durante la trasmissione “Calcio all’angolo” condotta da Giancarlo Pacini in onda su Umbria tv. Una notizia bomba dopo le vicende societarie delle ultime ore. Sembrava pace fatta tra tutti ma invece non è affatto così.

“A giugno me ne vado” ha esordito Damaschi “Non esistono più le condizioni perché io possa restare ancora a Perugia. I motivi? Tantissimi e che non è il caso che mi metta a spiegare adesso in televisione”. Una decisione molto sofferta vista la passione viscerale che il presidente ha messo fino a questo momento nel progetto biancorosso. “Non è un’idea che ho preso senza riflettere e senza dolore. Sono mesi che ci penso ma è arrivata l’ora che qualcosa cambi. E oggi ho definitivamente scelto. Il primo che l’ha saputo è stato Gianni Moneti con il quale sono stato al telefono per oltre due ore per provare a convincermi a cambiare idea”.

Motivazioni diverse e molteplici. Centreranno però qualcosa le querelle con Massimiliano Santopadre? Troppi galli nel pollaio? “Non sono queste le cose decisive. Anzi. Io posso assicurare che con Santopadre e Moneti le cose vanno bene. Discutiamo come nelle migliori famiglie ma abbiamo idee chiare” ha proseguito “Sento che questo calcio non è più per me. Troppe noie, troppe scocciature, troppe incursioni nella mia vita che non centrano nulla con il calcio. E’facile giudicare gli altri dall’esterno”.

Il Perugia sale di categoria e i compiti per un presidente sono sempre più gravosi. Soprattutto quando si hanno tutti gli occhi addosso. “Non sono più lo stesso rispetto allo scorso anno. Non riesco più a vivere la situazione come facevo prima. Quando arrivo negli uffici della dirigenza mi viene il voltastomaco. Per cui basta. E’ora di farla finita. Non è più possibile andare avanti con le tasche piene come le mie”.

Sarà solo questo davvero? Vedremo nei prossimi mesi. Intanto però la domanda è chiara e ovvia. Le quote di Damaschi che se le prenderà? “Credo che Moneti e Santopadre faranno la loro parte. Per il resto le quote possedute dagli altri imprenditori umbri dovranno essere ridistribuite perché se me ne vado io è probabile che lascino anche loro”.

Insomma è un Damaschi un po’ amareggiato quello che parla davanti alle telecamere. Arrabbiato e con uno stato d’animo contrastante. Quello di chi sa che sta credendo di fare la cosa giusta pur con un dispiacere immenso. Lasciare dopo due anni, dopo una ripartenza prima di far sparire il Grifo, centrare la promozione e quest anno, con i dovuti scongiuri, la seconda non è buttare via tutto il lavoro fatto? “Io mi sono adoperato per fare quello che andava fatto ma non posso proseguire. Non esistono le condizioni. E non credo di darla vinta a nessuno e né di gettare al vento niente. L’obiettivo che mi ero prefissato l’ho raggiunto. E farò il possibile per arrivare alla seconda promozione consecutiva” ha detto ancora.

Uno scossone societario che potrebbe portare qualche scossone anche da altre parti. Vedi spogliatoio. “Non voglio assolutamente che cose che accadono lontano dal campo possano creare alibi alla squadra. I giocatori hanno e avranno tutto da qui alla fine per cui nessuna giustificazione. Comunque sono sicuro che sarà così. Sono un gruppo serio di professionisti importanti”.

Da oggi a giugno mancano ancora sei mesi. Cosa potrebbe cambiare per far tornare Damaschi sui suoi passi? “Solo la morte è definitiva. E mai dire mai. Solo che a questo punto dovrei cambiare io e non credo che accadrà” ha concluso il numero uno perugino.
 

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