di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - La tela odierna, dal titolo “Venere, Adone e Cupido” è opera di Annibale Carracci (1560-1609), bolognese. 
Il mito è quello della dea che si innamora, colpita dalla freccia di Cupido, del bellissimo e giovanissimo cacciatore Adone, rappresentato con accanto i suoi cani e ucciso, nel corso di una battuta, da un cinghiale. Giove stabilì, poi, che trascorresse sei mesi nell’Ade e sei mesi tra i vivi. 
L’opera fu commissionata da Giovanni Francesco Serra, di Genova e finì successivamente, a metà del 1600, alla corte di Filippo IV re di Spagna. Ora è esposta al museo del Prado. 
Annibale, col fratello minore Agostino e col cugino, più grande, Ludovico fondò in Bologna una scuola col nome di Accademia dei Desiderosi, poi degli Incamminati, dalla quale uscirono dei bravi pittori (tra tutti Guido Reni e Domenichino).
Il Carracci si ammalò di depressione (per alcuni di sifilide) e morì male con gravi sofferenze.

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