ROMA - Un protocollo d'intesa per promuovere le misure alternative al carcere, favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e migliorare le loro condizioni di vita, con particolare attenzione al recupero terapeutico dei tossicodipendenti è stato firmato questa mattina, in via Arenula,  da Ministero della Giustizia, Regione Umbria, Anci Umbria e Tribunale di sorveglianza di Perugia.

L'accordo, sottoscritto dal guardasigilli Andrea Orlando e dalla governatrice Catiuscia Marini, e' solo il primo di una serie: "nei prossimi giorni ne sigleremo altri analoghi con il Lazio e la Liguria, e a seguire con altre due regioni", ha annunciato Orlando, ricordando che "un terzo della popolazione carceraria, e quindi circa 20mila detenuti, e' in prigione per reati legati alle sostanze stupefacenti".

Il protocollo prevede un impegno, da parte della Regione Umbria, a definire interventi di potenziamento dei programmi terapeutici accessibili in misura alternativa alla detenzione, in centri dipendenti dalle Asl o in comunita' di recupero accreditate.

"Attraverso le risorse ordinarie del fondo sanitario abbiamo gia' reperito 40 posti nelle comunita' di recupero, da destinare ai detenuti per favorire il reinserimento sociale e l'assistenza sanitaria che non sempre e' possibile garantire in carcere", ha spiegato la presidente Marini, aggiungendo che "con i finanziamenti del Fondo sociale europeo sosterremo progetti di lavoro all'interno o fuori dagli istituti penitenziari per promuovere esperienze di reinserimento dopo la pena".

Il tema delle misure alternative al carcere e' fondamentale per affrontare "l'emergenza sovraffollamento e le difficolta' dovute a una procedura aperta presso la Corte di Strasburgo (il 28 maggio e' la scadenza imposta dalla Cedu all'Italia per adeguare il sistema detentivo, ndr) che richiede una mobilitazione straordinaria", secondo Orlando, per il quale "il sistema non ha sviluppato un insieme di pene alternative e quindi va spesso in affanno". Infatti "siamo tra i paesi in Europa che presentano il sistema di misure alternative piu' debole", ha aggiunto il ministro, ricordando che "in Italia sono poco piu' di 31mila le persone ammesse a tali forme di detenzione . Pertanto, "serve collaborazione a livello amministrativo", ha concluso il guardasigilli, perche' "il salto di qualita' si regge anche sulla capacita' delle Regioni di accompagnare sul fronte sociosanitario questo percorso".

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