PERUGIA - I pesanti tagli del governo a tutta la pubblica amministrazione nel tentativo neppure troppo celato di ridurre la democrazia e i diritti di cittadinanza nel nostro paese hanno colpito anche "l'universo carcere".

In Umbria la situazione di tutti gli istituti penitenziari mostra gravi difficoltà, non solo per l'aumento considerevole della popolazione detenuta, ma per la strutturale carenza organica, questione questa che interessa sia i lavoratori appartenenti al corpo della polizia penitenziaria, che trasversalmente tutti gli operatori penitenziari sia amministrativi/contabili che dell'aria del trattamento.

L'emergenza "carcere" si e ulteriormente palesata in questi giorni nella casa circondariale di Spoleto dove si sono registrati vari episodi che hanno messo in discussione anche la sicurezza del lavoro.

Questa organizzazione sindacale oltre che denunciare la situazione ormai di criticità diffusa e di emergenza venutasi a creare per la mancanza di risorse, che costringe addirittura gli stessi operatori ad acquistare prodotti di pulizia per garantire una sufficiente igiene nell'istituto e per la carenza di organico (mancano circa 70 agenti), chiede un intervento urgentissimo da parte dell'amministrazione penitenziaria regionale e l'attivazione di misure urgenti da parte della direzione della casa circondariale di Spoleto per arrivare ad una diminuzione significativa della popolazione detenuta che ora si aggira intorno alle 700 unità e che certo non può essere gestita come nel passato quando la popolazione detenuta era circa la metà.

Siamo pronti a collaborare per trovare anche nuove soluzioni organizzative che non possono tuttavia penalizzare i lavoratori, né mortificare la riforma penitenziaria e quindi i diritti dei detenuti, siamo pronti a collaborare senza “far finta” e quindi attendiamo risposte e azioni chiare.

Ci dica l'amministrazione penitenziaria locale e nazionale se è ancora possibile garantire il rispetto della riforma e delle norme che hanno garantito in precedenza sia la custodia che il trattamento rieducativo o se, nella totale assenza di discussione, l’Italia ha deciso di assumere il carcere solo nel suo ruolo custodialistico, contravvenendo alle norme e alla Costituzione. E ci dica, in questo caso, quali sono le misure messe in atto per garantire l'incolumità degli operatori. I lavoratori che operano all'interno del carcere e in particolare nell'istituto di Spoleto, sono stanchi di rinunciare ai propri diritti, al proprio tempo di vita, alla propria sicurezza, in nome e per conto di una amministrazione che sembra ormai impietosamente organizzata per non funzionare. Chissà se l'idea di privatizzare il carcere e quindi di fare business con la giustizia stia di nuovo tornando di moda?

Fp Cgil Umbria
Vanda Scarpelli
 

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