Cara Ministra Locatelli, su disabilità e non autosufficienza basta rinvii
“Se è vero, come dice la Ministra Locatelli, che l'obiettivo di Governo e Regione è quello di adottare piani personalizzati e partecipati, e di stipulare un Patto di cura e benessere per il Progetto di vita con le persone con disabilità e le loro famiglie, è altrettanto vero che, di fatto, ciò viene rinviato nel tempo e fatto passare attraverso l’implementazione di un sistema di ‘Classificazione dei livelli di disabilità’ che, di fatto, porterà ad una standardizzazione delle prestazioni. Cioè al contrario di ciò che serve. Sarebbe invece necessario vedere da subito garantiti in maniera strutturale prestazioni ed interventi, a partire da quelli di tipo sanitario e sociale, rigorosamente coerenti con i progetti personalizzati e in grado di valorizzare quelli che sono i risultati di sperimentazioni che hanno cambiato la percezione di molti umbri con disabilità e delle loro famiglie”: lo scrivono, in una nota congiunta, tutti i consiglieri regionali del Partito democratico (Simona Meloni, Tommaso Bori, Michele Bettarelli e Fabio Paparelli).
“Nel corso dell’iter di approvazione del nuovo Prina, abbiamo più volte ribadito - sottolineano i consiglieri PD - l’importanza di preservare il lavoro della Regione a vantaggio delle persone non autosufficienti, assicurando che le opzioni di assistenza diretta e indiretta non vengano eliminate e che si offra alle famiglie una maggiore libertà di scelta senza modificare gli importi delle diverse opzioni di assistenza attualmente disponibili e dei contributi economici. Ciò che preoccupa di più è l’orientamento complessivo che questo Governo sta dando alla materia perché rischia di vanificare anche il percorso graduale verso l’autonomia prefigurato in Umbria. Il rischio sembra proprio quello che i malati considerati inguaribili e non autosufficienti vengano via via considerati non più nella loro individualità come tali, e quindi sotto la tutela della salute garantita dall’articolo 32 della Costituzione, ma considerati un ‘problema sociale’ da affidare al settore dell’assistenza sociale, che discende dall’articolo 38 della Costituzione. Esso si fonda su presupposti diversi e assicura tutele meno intense. Recentemente, il Servizio del Bilancio del Senato ha realizzato un dossier sul disegno di legge in materia di autonomia differenziata regionale recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri. Quel dossier ha segnalato il pericolo di una frattura tra le Regioni ‘privilegiate’ che alzerebbero il loro livello di assistenza sanitaria, e le Regioni meno privilegiate e sempre più in difficoltà. C’è il concreto rischio che chi ora sta bene vada a stare meglio, percorrendo la strada dell’autonomia; ma anche che chi già ora non sta bene vada probabilmente a stare peggio, perché i fondi che andrebbero alle Regioni più privilegiate sarebbero sottratti allo stanziamento generale necessario allo Stato per garantire a tutti i livelli essenziali di prestazione in maniera omogenea. L’Umbria, che per decenni ha assicurato livelli di assistenza sanitaria e sociale all’avanguardia, si trova oggi in una situazione di grande difficoltà a causa dei debiti accumulati da questa Giunta regionale. Viviamo in una regione che taglia ogni giorno sui servizi alla sanità, che taglia farmaci e prestazioni. In questo quadro la riforma Calderoli farà peggiorare ulteriormente le cose. Non è augurabile per nessuno che qualsiasi percorso di autonomia si traduca ancora di più in una frattura tra Regioni ‘disgraziate’ e Regioni ‘privilegiate’ in una ‘Repubblica una e indivisibile che promuove le autonomie locali…’. Non permetteremo che, di pari passo e tornando alle perplessità sulla legge 33, quel percorso di scivolamento della competenza sui malati non autosufficienti dalla sanità all’assistenza (dai Lea ai Leps) possa segnare un’ulteriore frattura tra malati autosufficienti e non, in palese contrasto con la solidarietà, la pari dignità sociale e l’eguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza alcuna distinzione ‘di condizioni personali e sociali’, come previsto dall’articolo 3 della Costituzione”.
“Infine, la scelta di introdurre i LEPS nell'area della non autosufficienza - concludono i consiglieri Pd - comporterà che gli stessi livelli essenziali delle prestazioni sociali, saranno a carico dei Comuni e non più dei Distretti sanitari. Le zone sociali, potrebbero ben presto trovarsi ad utilizzare una quota di risorse decisamente inferiore rispetto al passato con una conseguente e grave riduzione dei servizi ai cittadini quali ad esempio l'assistenza domiciliare. La Ministra Locatelli ha annunciato in Umbria, che per il settore ci saranno a disposizione maggiori fondi ma solo a partire dal 2026. Riteniamo sia decisamente troppo tardi. Tanto più a valle di una pandemia, servono da subito risorse adeguate ed evitare che le stesse si perdano lungo i rivoli della burocrazia, cosicché possano essere destinate realmente per dare un sostegno un concreto alle persone disabili, ai non autosufficienti e alle loro famiglie”.
Fonte Acs
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