Per don Angelo Fanucci, prete di Gubbio, scomparso questa mattina, uso il termine comunista in senso lato e libertario. Era innanzitutto un religioso anticonformista, appartenente e protagonista di quella scuola di pensiero e di pratica della "Chiesa degli ultimi", che accoglieva tutti coloro che erano emarginati, discriminati, umiliati dalla società dominata dai ricchi. Don Angelo, insegnante di lettere alla scuola media superiore, era stato un sessantottino in abito talare e, partire dagli anni '70, aveva cominciato col costituire, attorno al Convento diroccato di S. Girolamo a Gubbio da lui restaurato, una comunità di disabili fisici poi trasformata, accogliendo anche disabili psichici e emarginati di ogni tipo, nella sezione umbra della Comunità di Capodarco. Un altro Don Milani. Un antesignano delle più avanzate e nobili esperienze, alla sua successive e attuali, di solidarietà sociale e accoglienza. Don Angelo non ha disdegnato anche l'incursione nel mondo della politica in forme non contrastanti con la funzione di un sacerdote, appunto, dalla parte degli umili, coniugando questa sua visione del mondo con l'ideale della rimozione degli ostacoli strutturali che si frappongono alla giustizia sociale. Mia figlia Eleonora, in qualità di psicologa, ha dato una mano alla sede perugina della Comunità di Capodarco dell'Umbria e me lo ha fatto conoscere una sera a cena al mare, dove mandava d'estate i suoi ragazzi. Rimasi colpito dalla semplicità popolare delle sue parole e dei suoi argomenti che tradivano però una grande e umana profondità di pensiero. A Gubbio, come scrive il sindaco Stirati e, anche nel mondo, lascia un grande vuoto. Addio Don Angelo, riposa in pace.
Leonardo Caponi
 

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