C’è una storia che tutta Italia dovrebbe conoscere.
di Giovanni Paglia
Si svolge a Castelnuovo Rangone, provincia di Modena, l’unico Comune d’Italia ad aver messo la statua di un maiale al centro del paese.
Si vive di carni, da quelle parti, e della loro lavorazione.
Fra le principali aziende del settore c’è la Castelfrigo.
Si lavora molto male, se sei un lavoratore di cooperativa in appalto alla Castelfrigo, fra turni massacranti, vessazioni e minacce.
È per questo che nel febbraio 2016 c’è una grande mobilitazione sostenuta dalla CGIL, con sciopero e giorni di blocchi ai cancelli.
Sembra che si vinca, ma non è così.
Iniziano le rappresaglie contro i sindacalisti e dopo un anno Castelfrigo rompe il contratto con le coop e lascia a casa tutti i lavoratori che parteciparono alla lotta.
Ovviamente non sono vere coop, ma uno schermo da cui passano salari bassi ed evasione fiscale e contributiva.
Un bel risparmio per Castelfrigo, sulla pelle dei lavoratori.
Ricominciano gli scioperi e le manifestazioni, dopo 70 giorni di mobilitazione ininterrotta si arriva allo sciopero della fame.
Non serve a nulla: oggi la CISL firma la riassunzione per i 52 che non avevano scioperato nel 2016, mentre per gli altri 75 c’è la strada.
Ha parlato la politica?
Ha parlato, ma con l’eccezione delle forze di sinistra non ha mai chiamato a rispondere il vero responsabile: Castelfrigo.
Ha agito?
Poco e male, se è vero che alla fine, apparentemente, vincono la violenza e il ricatto.
Eppure non possiamo arrenderci a che finisca così.
Dobbiamo continuare a batterci perché questi lavoratori coraggiosi, che si sono fatti carico a nome di noi tutti di una lotta durissima per la dignità, non siano lasciati soli.
Chi c’è stato finora continui a esserci, chi è mancato si faccia avanti.
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