Il presidente del Consiglio regionale Eros Brega, nell'incontro con le guardie carcerarie ed il comandante Fabio Gallo, ha chiesto in che modo la Regione possa venire incontro ai problemi oggi rappresentati, alla luce dell'imminente apertura del nuovo padiglione in grado di ospitare altri 200 detenuti, che vanno ad aggiungersi ai circa 350 attuali. L'esigenza è quella di incrementare il numero degli agenti, attualmente 180 ma suddivisi in tre turni quotidiani. Dei rinforzi richiesti, 88 unità, l'amministrazione penitenziaria ha inviato 34 persone, 17 delle quali hanno però optato per il distaccamento in altre sedi.

 

“Non sono numeri sufficienti – ha detto il comandante Gallo - per sorvegliare tutto il padiglione nuovo di 4 piani. Abbiamo chiesto all'amministrazione penitenziaria l'apertura limitata al solo primo piano dell'edificio. Anche il tipo di sorveglianza è diverso, in quanto nel nuovo padiglione, che risponde a tutti gli standard attuali in materia di sicurezza e automazione, entrerà in funzione una nuova metodologia, quella della 'vigilanza dinamica', vale a dire non più 'a vista' ma con l'utilizzo di telecamere collegate a un computer. Per aprire le porte delle celle e dei vari reparti si cliccherà il mouse anziché affidare i detenuti ad una guardia con le chiavi. Tutto è elettronico. Il posto fisso dell'agente viene soppresso, a garantire la sicurezza sarà una ronda di agenti ma non la possiamo garantire per 4 piani”.

 

“Non abbiamo competenze dirette sull'amministrazione penitenziaria – ha ricordato Brega – ma possiamo fare in modo che tutti insieme, istituzioni, agenti di custodia, rappresentanti sindacali di categoria, si porti all'attenzione del Ministero una sorta di 'Piano Umbria' come si fa per le gravi crisi aziendali, perché i problemi carcerari non riguardano solo i detenuti e chi ci lavora, ma la collettività intera. Come Consiglio regionale ci apprestiamo a nominare la nuova figura del Garante dei detenuti, che potrebbe essere uno strumento in più per raccordarci con le problematiche carcerarie. Possiamo – ha aggiunto – cercare di intervenire nelle materie attinenti la nostra amministrazione, come gli aspetti che riguardano la sanità e il sociale”.

 

A questo proposito i rappresentanti delle organizzazioni sindacali degli agenti di custodia hanno esposto le difficoltà che si incontrano nelle uscite per portare i detenuti a fare le visite mediche specialistiche nelle strutture sanitarie esterne al carcere: per ogni detenuto devono uscire due agenti e le uscite sono in media due al giorno, con ulteriori problemi nel momento in cui il detenuto, per ragioni di sicurezza, passa avanti a tutti i malati in coda che aspettano anche da lungo tempo di essere visitati. Gli agenti chiedono che la Asl porti dentro al carcere gli specialisti, che potrebbero ben operare proprio nel nuovo padiglione informatizzato, dove gli ambulatori già ci sono.

Tra le richieste anche quella dell'assistenza psicologica, prima sovradimensionata ma attualmente troppo bassa. Anche la formazione viene ritenuta importante per migliorare le condizioni di vita nel carcere, ed è stato sottolineato che su questo versante potrebbero essere impiegate risorse dai Fondi sociali europei.

“Siamo stati lasciati soli – hanno detto ai consiglieri regionali i rappresentanti delle organizzazioni sindacali - con problemi che non sono conosciuti da nessuno, e possiamo affermare che nemmeno al Dipartimento sanno come funziona il carcere, con detenuti che hanno regimi diversi ma sono trattati tutti allo stesso modo, con la forte presenza di detenuti di origine campana e quello che ne consegue anche per la sicurezza esterna”.

Orfeo Goracci (Comunista umbro) ha ricordato ai presenti di “aver vissuto il carcere da dentro, e di non avere mai incontrato la figura del 'secondino cattivo' ma, anzi, personale sensibile, umano e con gravi difficoltà operative. Con la figura del Garante dei detenuti le organizzazioni lavorative possono suggerire percorsi da attuare. Il sistema della vigilanza dinamica – ha aggiunto – non sembra garantire una maggiore sicurezza”.

Anche Sandra Monacelli (Udc) si è detta perplessa sul sistema della “vigilanza dinamica”: “È in atto una trasformazione epocale nel Paese – ha detto – per cui alla luce delle esigenze di tenuta economica i lavoratori finiscono per diventare solo dei 'numeri', quindi non stupisce che il 'grande fratello' possa sostituirsi alle persone”.

Raffaele Nevi (Pdl) ha ricordato che “la legge ci fa analizzare la situazione carceraria ma non ci consente di intervenire, per questo abbiamo deciso di partire da una ricognizione sulle strutture carcerarie allo scopo di conoscere quali sono le necessità”.

Per Alfredo De Sio (Pdl) “serve impegno anche da parte di chi rappresenta il Governo a livello territoriale, penso alla Prefettura, dato che si tratta di materie di competenza governativa”.

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