In Italia il 23% della popolazione si colloca oltre i 65 anni, in provincia di Perugia questa
percentuale schizza al 26%. Queste persone, arrivate a questa età, hanno un’aspettativa di vita di
altri venti anni. Quindi il tema dell’invecchiamento e della conseguente qualità della vita è centrale.
Non solo.
Pur avendo l’età media più alta in Europa siamo al quinto posto per gli indicatori di qualità:
autonomia, capacità di relazione e funzionalità. L’esperienza attuale ci dice che gli anziani sono tra i
più colpiti dal COVID.
Senza il COVID non sarebbe venuta a galla la situazione delle RSA, delle residenze protette e delle
strutture per anziani in generale. La realtà che è stata evidenziata dalla vicenda COVID, è che gli
anziani, come dice Papa Francesco, sono considerati veri e propri “scarti”.
E sul pianeta anziani c’è chi sta facendo affari.
Non è un caso che la sanità privata si stia concentrando sempre di più sulla lungodegenza,
lasciando al pubblico gli interventi di emergenza.
Lo SPI ritiene che il sistema delle case di riposo vada profondamente cambiato, puntando sulla
domiciliarità, sui centri diurni e in casi di emergenza su strutture piccole, che non emarginino gli
anziani.
L’esperienza del Pio albergo Trivulzio di Milano non va assolutamente replicata in Umbria.
Non servono mega strutture finalizzate solo al profitto.
Per questo consideriamo sbagliata la scelta di una struttura sanitaria privata folignate, di voler
realizzare nel territorio di Nocera Umbra, presso il santuario della Madonna de La Salette una mega
casa di riposo che ospiterebbe 200 anziani.
Questo è esattamente il contrario di quello che serve sia agli anziani che alle caratteristiche vere di
quella realtà.

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