di Giorgio Cremaschi.

Nelle galee veneziane i rematori erano incatenati al posto di remata. Non tutti erano schiavi, alcuni erano firmatari di un contratto di durata di qualche anno. Lo firmavano perché erano disoccupati e non avevano altre alternative per vivere, ma difficilmente arrivavano alla fine del periodo di rema concordato. 
Oggi Amazon intende far indossare un braccialetto elettronico ai suoi dipendenti per incrementarne la produttività. Già essi subiscono condizioni di sfruttamento terribili. Sono i liberi contratti flessibili di oggi che permettono queste mostruosità, è la globalizzazione dei mercati che le estende, è la ricerca del massimo profitto che le richiede, sono leggi come il Jobsact-che ha cancellato i divieti dello Statuto dei Lavoratori-che le autorizzano. 
Gentiloni è ridicolo e ipocrita quando parla di lavoro di qualità, ma se tutte le nuove assunzioni di cui si vanta sono con contratti precari? Ma si vergogni e taccia, come tutti quelli che ora fanno finta di indignarsi e poi esaltano mercato, produttività, competitività. 
Jeff Bezos, il padrone di Amazon, è diventato l'uomo più ricco del mondo usando la ferocia più brutale verso i suoi dipendenti, con o senza braccialetto. Ma la sua foto sui giornali non compare come schiavista, ma come imprenditore modello. Chi non usa la parola schiavitù per questo lavoro o ci fa i soldi, o è solo un vile complice. 
Il braccialetto di Amazon è il simbolo dello schiavismo che dilaga in una società schifosa, incatenata al profitto e alla oppressione sociale.

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