di Tommaso Bori.

Il sistema sanitario regionale è sotto stress da quasi un anno e fortemente sotto organico. Il tema delle assunzioni del personale sanitario è ancora urgente e quanto mai da affrontare nel panorama di una seconda ondata che non si è ancora placata, mentre si comincia a parlare insistentemente di un nuovo picco di contagi, la terza ondata pandemica, che potrebbe anche coincidere con il virus influenzale.

Mancano infermieri, dottori, tecnici, oss. E sono fin troppi i lavoratori con contratti precari o liberoprofessionali. La questione è che a fine ottobre, in Italia, sono stati assunti 7.650 medici, 16.500 infermieri e 12.115 altri operatori sanitari. In Umbria sono state fatte solo 19 assunzioni di personale sanitario a tempo indeterminato (contro le quasi tremila della Toscana): numeri molto bassi anche tenendo conto delle dovute differenze di densità di popolazione. Numeri che ci dicono che, con ogni probabilità, nonostante gli sforzi del personale al limite del burn out, l’Umbria rischia di non essere pronta a gestire una nuova ondata.

È il caso di velocizzare le procedure concorsuali aperte e provvedere alle stabilizzazioni possibili, tenendo presente un fatto: alla gestione dell'emergenza si sommerà la campagna vaccinale contro il Covid. Il sistema sanitario umbro dovrà essere pronto ad avviare le procedure, senza il benché minimo ritardo e, soprattutto, senza mettere in pausa servizi essenziali e di sopravvivenza. Non è il caso indugiare in ulteriori battaglie politiche o incertezze, l’Umbria aspetta la prova dei fatti. È urgente cambiare marcia.

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