di Arm.Alle.

 

PERUGIA - Hanno parlato subito di complottismo. È bastata una banale pratica di routine su Facebook per scaldare gli animi. Ma cosa è successo? In pratica, dalle 18 di martedì sono stati sospesi per 24 ore 30mila profili in tutto il mondo per un semplice controllo di routine. Il noto social network, che si sta avviando verso un radicale cambiamento sulla gestione dei profili, ha deciso di bloccare in modo temporaneo tutti quelli per cui non aveva nel suo database sufficienti elementi di riconoscimento (ad esempio un secondo indirizzo email e numeri di telefono). Nemmeno a farlo a posta gran parte dei profili bloccati appartenevano a persone maggiormente impegnate sulla scena politica. Il black out informatico ha coinvolto Brasile, Portogallo, Grecia, Spagna e ovviamente l’Italia. I profili sospesi sono stati circa 30mila, la scelta veniva fatta in base al numero di “amici” dell’utente: se si avevano molti contatti scattava il blocco, se la lista di persone alle quali si era connessi era intorno all’ordine delle centinaia la si passava liscia.

In Umbria, nel mirino di Facebook per 24 ore, il profilo dell’assessore Regionale Stefano Vinti. Si sa che il profilo dell’assessore sul social network è tra i più attivi, numerosi i commenti e i link che condivide, forse hanno spaventato il ceo di Facebook, Marck Zuckerberg, che ha pensato di oscurare l’utente per 1 giorno intero.

Scherzi a parte, Facebook in qualche modo era consapevole e preparato, tant’è che nel giro di 24 ore la situazione è tornata alla normalità. La “revisione” ai server del più grande social network al mondo ha creato comunque scalpore anche perché su Twitter, altro social in voga, i cinguettii sono stati talmente tanti da far gridare al complotto.

Molti hanno formulato teorie complottiste, tra tutte l’ironica discussione di alcuni renziani per via del numero molto alto dei profili bloccati dei sostenitori di Cuperlo, sino ad arrivare a momenti di panico nei diversi gruppi di sostegno all’antagonista del sindaco di Firenze.

Tuttavia, a mente fredda, occorre riportare su alcuni aspetti: ha ragione forse Miche Di Salvo a scrivere sulle pagine de L’Unità “questa strana idea di attivismo per cui qualcuno segnala qualcun altro come falso o spammer per il solo fatto di pensarla diversamente e portare avanti la propria idea. Che il fenomeno abbia toccato maggiormente alcuni la dice lunga sugli altri”. ? Oppure quando si riferisce al peso che diamo quotidianamente ai social network dicendo “spesso sottovalutiamo il peso che hanno i social network nella nostra quotidianità: servizi apparentemente gratuiti cui deleghiamo tutti i nostri dati (compresi spesso i nostri documenti di identità) e che consideriamo scontati salvo poi andare nel panico per qualche ora di blocco”.

Più importante resta la questione privacy. Chi accetta le norme bene, altrimenti può anche cancellarsi dai social network. Detto ciò, chi ancora non l’ha fatto ben presto, probabilmente, dovrà dare a Facebook i propri documenti e il numero della carta di credito così come il codice fiscale. Diciamo forse, proprio per non alimentare maggiormente la teoria complottistica che, però, molto spesso ci affascina.

 

Twitter: @ArmAlle

 

 

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