PERUGIA – “Crediamo sia arrivato il momento che anche la città di Perugia mostri il proprio sostegno verso i nostri fratelli e le nostre sorelle statunitensi che stanno protestando e lottando per rivendicare i propri diritti e che mostri il proprio disprezzo contro ogni forma di violenza, police brutality, razzismo e discriminazione di ogni tipo. Ci viene detto ‘siamo tutti uguali’, eppure viviamo in una società dettata dal razzismo sistemico. Ci viene detto che tutt* abbiamo gli stessi diritti, eppure la giustizia ci tratta diversamente. Ci viene detto che siamo cittadin* liber*, eppure molti di noi ancora devono lottare nel 2020 per leggi che tutelino la loro libertà. Dobbiamo unirci pacificamente e promuovere una sensibilizzazione solidale che dia spazio e parola alle minoranze e gruppi sociali che sono oggetto di discriminazione negli Stati Uniti, in Italia, a Perugia e nel mondo”.

Con questo appello alla mobilitazione era nata l’iniziativa promossa da un gruppo autonomo di ragazz* di Perugia, che si sono unit* nella convinzione che, partendo dal basso e dalle generazioni giovani, sia possibile sensibilizzare la cittadinanza e cambiare la società una volta per tutte.

La protesta che sta scuotendo gli Stati Uniti e non solo, è arrivata quindi anche a Perugia.

In tanti, privati cittadini e associazioni universitarie, soprattutto giovani ma anche famiglie, hanno manifestatido in piazza IV Novembre "contro ogni razzismo" in seguito alla morte di George Floyd, l'afroamericano ucciso da un agente di polizia a Minneapolis.

È stato così accolto l'appello lanciato sui social, nel segno di #BlackLivesMatter, nato dall'iniziativa di un gruppo autonomo di ragazzi del capoluogo umbro al di fuori di "ogni tipo di propaganda partitica e nel rispetto dell'obbligo di mascherine e delle distanze di sicurezza".

Con continue raccomandazioni a rimanere distanziati e ad indossare la mascherina, i manifestanti, dopo un discorso introduttivo degli organizzatori, si sono inginocchiati in silenzio per 8 minuti e 46 secondi (tempo durante il quale il poliziotto di Minneapolis ha tenuto il ginocchio sul collo di Floyd, provocandone la morte) tenendo il pugno alzato: un gesto simbolo di questa protesta. 

 

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