“cosmo libertà uguaglianza”, raccolta di poesie di Paolo Vinti edita da Aguaplano curata da Walter Cremonte con prefazione sua e postfazione di Wu Ming1, merita d’essere letta stando seduti in disparte in un angolo solitario dedicando lo stesso interesse anche a quanto hanno scritto sia Walter che Wu Ming1. I Wu Ming1 da distanza, una giusta distanza, dimostrano d’aver capito molto di Paolo, “filosofo di strada” alla radice del cui pensiero ed essere “trovano corpo e sintesi una molteplicità di percorsi teorici”. Per Cremonte un poeta al punto che pure i “tantissimi che non hanno mai letto le sue poesie coglievano in lui qualcosa come un’aura tutta speciale: forse sì, un’aura poetica”.
Ma cosa sono la filosofia e la poesia se non il modo più intenso che uomini e donne hanno trovato per scavare dentro se stessi inducendo chi li legge a fare altrettanto? È quello che invita a fare Walter per cogliere Paolo nella sua interezza e averlo compresente. Lo fa con una prefazione non di maniera, affettuosa e nello stesso tempo studio critico della poesia di Paolo Vinti.
In via Cartolari, a Perugia, c’è ancora il quadro murales che gli hanno dedicato. In quel dipinto c’è Paolo, il suo modo di camminare, una manifestazione alle spalle, le sue due cravatte al collo eppure si percepisce che l’autore non si è fermato a questo e ha colto molto di lui. Walter ci invita a fare lo stesso, a non limitarci a una lettura superficiale ma a una più profonda e per questo più faticosa. A uscire dal “mito” Paolo Vinti che, se pur confortante, danneggia “la comprensione critica del suo lavoro: che è quello che davvero ci serve se vogliamo restituire il nostro poeta al bisogno che abbiamo di sentirlo ancora”.
Facciamolo, stando seduti in quell’angolo individuiamo un nostro percorso di lettura, riflettiamo su chi era prima della malattia, chi era diventato dopo che aveva infranto la cappa dolorosa che gli impediva di connettersi agli altri. Riflettiamo sul nostro rapporto con lui, su cosa lui ha significato, nel profondo, per noi e per un’intera città. Ci accorgeremo che sotto le due cravatte al collo in Paolo c'erano molta cultura, molte letture, molti confronti, molti scontri, molti incontri, sentimento, amori e affetti familiari. Tutto questo c’è stato prima della malattia e in forme diverse dopo, in una perenne origine del suo pensiero e della sua poetica come le poesie di questo libro dimostrano.
Paolo è stato filosofo, poeta, rivoluzionario nonviolento, questo l’accomuna a due rivoluzionari non violenti come il suo amico Dino Frisullo e Aldo Capitini; è stato pure un comunista eretico come Ingrao. Non a caso tre persone che hanno vissuto in poesia.
Vanni Capoccia
 

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