Biomasse a Fossato di Vico-Pg. La popolazione non vuole e tanto basta!
La decisione dell'Amministrazione comunale di Fossato di Vico di opporsi al progetto di realizzazione sul proprio territorio di una centrale a biomasse e di prendere le parti dei cittadini è una buona notizia.
La contrarietà della Giunta e del Consiglio comunale potrebbero però non essere sufficienti per impedire la costruzione dell'impianto, qualora la Presidenza del Consiglio dei Ministri decida comunque di autorizzarla attraverso un nulla osta concesso all'Amministrazione procedente, nel caso la Provincia di Perugia.
Per quanto sciagurata, questa è una possibilità concreta che deriva dal combinato disposto delle normative in materia di semplificazione amministrativa e di “sviluppo” economico introdotte dai recenti governi. Già nell'agosto del 2012, proprio in relazione al primo tentativo di installare un impianto a biomasse a Fossato, lanciammo l'allarme individuando alcuni rischi nel cosiddetto Decreto Sviluppo del ministro Passera e nell'altro che ha preso il nome dell'allora ministro dell'ambiente Clini. Nel primo caso, erano previste disposizioni per semplificare gli iter autorizzativi per la costruzione delle centrali, annoverandole tra le opere di rilevanza nazionale e per ciò stesso potendo concedere i nulla osta anche in presenza della contrarietà degli Enti locali e delle popolazioni interessate: un'aberrazione giuridica mossa dalla scusa dello sviluppo per preparare al meglio all'assalto alla diligenza del territorio e dei beni comuni cui oggi si assiste anche dalle nostre parti.
Nel secondo caso, in base alla stessa impalcatura ideologica e normativa, si apriva al consenso di bruciare i rifiuti nei cementifici o negli impianti che avessero altrettante e simili caratteristiche come un giorno, qualora realizzato, potrebbe essere quello di Fossato di Vico. E questa possibilità, nella prospettiva, rappresenterebbe una minaccia ulteriore ed un ulteriore rischio per il territorio.
Un altro “aiutino” era comunque già venuto dal blitz dell'assessore regionale Rometti, con l'ormai famosa delibera 494 del 7 maggio 2012 con la quale si cancellavano le precedenti disposizioni inserite nel regolamento regionale sulle rinnovabili che per le biomasse avevano selezionato gli obiettivi di realizzazione delle sole centrali piccole e a filiera corta. Nel nuovo provvedimento, oltre alla riduzione della distanza delle centrali dai centri abitati da 500 a 300 metri, si erano tolte anche le limitazioni sulle distanze di approvvigionamento grazie all’escamotage della mancata fissazione del limite di 6 chili di CO2 prodotta per ogni tonnellata di biomassa trasportata.
Questo è il quadro in cui si inserisce la vicenda di Fossato di Vico. Ad oggi sappiamo che la pratica è in esame presso il Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, una volta acquisiti tutti i pareri, avrebbe comunque la facoltà di concedere il nulla osta per la realizzazione dell'impianto.
L'auspicio con cui qualche giorno fa chiedevamo a tutte le Istituzioni del territorio di opporsi a questa eventualità deve essere raccolto anche dai parlamentari umbri. La popolazione non vuole un simile impianto e tanto basta: chi siede in Parlamento deve rappresentare queste istanze e deve intervenire presso il governo affinché impedisca la realizzazione e chiuda una volta per tutte questa pratica. La Provincia di Perugia, che è Amministrazione concorrente nel procedimento di autorizzazione, deve annullare ogni eventuale atto precedente e riconvocare una conferenza dei servizi che tenga maggiormente conto dei pareri espressi dagli esperti indicati dai cittadini e, soprattutto, tenga in considerazione la loro volontà. Perché il territorio è un bene comune e l'ultima parola spetta alle popolazioni che lo vivono e se ne prendono cura.
Gianluca Graciolini
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