Una Consulta della mobilità ciclistica e un tavolo di confronto permanente sui temi della  mobilità ciclabile e pedonale con il sindaco e con gli assessori che hanno deleghe afferenti  a quelle materie. È quello che chiedono in una lettera aperta le associazioni Fiab Perugia  Pedala, Legambiente Perugia e Valli del Tevere e Unione degli Universitari (Udu) dopo  l’ultimo incontro avuto quattro mesi fa e conclusosi con l’impegno a rivedersi una volta  trascorse le festività natalizie e dopo diversi tentativi di contatto andati a vuoto con  l’esecutivo comunale.  

Le associazioni hanno già inviato alla Giunta osservazioni sulla riorganizzazione della zona  del Bellocchio a cui non è stata data risposta. In prospettiva inoltre, ci sono lo stanziamento  di 10 milioni di euro del Bando “Rigenerazione Urbana” che prevede tra le altre cose la  ricucitura del percorso ciclabile del Tevere con i centri urbani di Ponte San Giovanni, Ponte  Felcino, Villa Pitignano e Ponte Valleceppi e un finanziamento da risorse dal Piano  nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per 10 km di collegamenti ciclabili tra le aree di  Sant’Andrea delle Fratte, San Sisto, Pian di Massiano, Fontivegge e Porta Conca, molto  importante anche per la mobilità studentesca e universitaria, per un totale di 2,6 milioni.  

Su questi progetti Fiab, Legambiente e Udu confermano la propria disponibilità a una  collaborazione attiva, «partendo – dicono le associazioni - dalle nostre conoscenze e da  quelle delle nostre associazioni nazionali di riferimento, nonché dall’esperienza di chi usa  la bici quotidianamente per i propri spostamenti, chiedendo però contemporaneamente  che i ragionamenti e i confronti trovino poi una loro realizzazione pratica e fattuale».  

Quello che più in generale le tre associazioni chiedono è che i progetti e i finanziamenti  vengano utilizzati al meglio per «proiettare Perugia su una nuova idea di mobilità», come si 

legge nella lettera, «sul modello di quanto sta accadendo in altre città dell’Umbria come  Terni e Foligno». «L’obiettivo di tutti questi progetti – si legge infatti nella lettera - deve  essere quello di portare quante più persone a scegliere la bici per i propri spostamenti  quotidiani che devono essere principalmente diretti e sicuri, non tortuosi e nascosti».  

“Non è sufficiente”, continua il documento, “realizzare km di piste ciclabili se questi non  rispondono principalmente all’esigenza di chi pedala, o potrebbe e vorrebbe farlo:  sicurezza e linearità dei percorsi. Occorre lavorare con convinzione sulle zone 30 e in  generale su come calmierare la velocità e il traffico e rendere più sicuro il transito  inevitabilmente promiscuo di auto, bici e pedoni.”  

I collegamenti ciclabili (piste, ma anche corsie, zone 30, strade scolastiche, e non solo, tutti  strumenti previsti dal nuovo Codice della Strada) devono essere insomma considerati,  come a tutti gli effetti sono, delle infrastrutture stradali e non percorsi destinati tutt’al più  al tempo libero, con tutto ciò che ne consegue in termini di riprogettazione della mobilità  cittadina. 

 

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