Alto, intenso e profondo. Sono i tre termini più appropriati per definire l’incontro, tenuto presso lʼAmbasciata dʼItalia presso la Santa Sede, nel suggestivo scenario di Palazzo Borromeo, a Roma, per la presentazione capitolina del romanzo “Nel segno dei padri”, di Giacomo Marinelli Andreoli (Marsilio editore). Un libro, bellissimo e di grande suggestione, che racconta la storia di amicizia epistolare tra due coetanei, Guglielmina Roncigli, figlia di una delle 40 vittime civili della rappresaglia nazista a Gubbio nel giugno 1944, e Peter Staudacher, figlio del medico ufficiale nazista ucciso a Gubbio due giorni prima della rappresaglia.

Il loro incontro, a 60 anni dalla tragedia, è stato del tutto casuale. Ne è nata unʼamicizia coltivata con un scambio epistolare dal 2004 al 2012, durante il quale si sono incontrati una sola volta, a Pomezia, al cimitero militare tedesco, dove è sepolto il padre di Peter, Kurt Staudacher.

Una vicenda che ha accomunato i due protagonisti, allʼinsegna della condivisione, riconciliazione, solidarietà umana. Con un messaggio di grande attualità: superare i muri del rancore e della rivalsa, per trovare nella comune condivisione del dolore ma anche della riconciliazione, i motivi per guardare al futuro con speranza e desiderio di fratellanza. Un esempio che è anche unʼeredità per i giovani e per la nuova Europa.

Guglielmina Roncigli è prematuramente scomparsa nel febbraio 2012 lasciando lʼintero carteggio al giornalista Giacomo Marinelli Andreoli, direttore di Trg network, che poi ha curato la redazione del romanzo, il suo primo libro edito da Marsilio, che già ha riscosso grande successo di critica e pubblico (è risultato il libro più venduto nel 2017 in Umbria dopo appena due dallʼuscita) con numerose presentazioni in regione e negli istituti scolastici, e recensioni su testate locali e nazionali.

Peter Staudacher, vive ancora oggi a Gardelegen, nella Sassonia, ha 73 anni e alla presentazione del libro a Roma è arrivato insieme alla propria famiglia, incontrando ancora una volta Franca Vantaggi, figlia di Guglielmina, che ha conosciuto pochi anni fa, e per la prima volta incontrerà anche lʼAssociazione Famiglie 40 martiri di Gubbio.

Ad introdurre l’incontro è stato lʼAmbasciatore italiano presso la S. Sede, Daniele Mancini, alla presenza di rappresentanti delle Ambasciate di Germania, sia quella presso lo Stato italiano, sia quella presso la Santa Sede. L’Ambasciatore Mancini, sia nel presentare che nel trarre le conclusioni dell’incontro, ha usato parole toccanti, affermando tra l’altro che il libro di Marinelli andrebbe fatto conoscere anche al popolo tedesco, augurandosi che così possa essere. Ha quindi parlato il magistrato Giuseppe Severini, presidente di Sezione del Consiglio di Stato, che ha tracciato un profilo metagiudirico dell’attentato in cui perì il padre del dottor Staudacher, anche lui medico e da appena un giorno a Gubbio al seguito delle truppe tedesche in ritirata probabilmente verso Firenze, evidenziando che si trattò di un attentato non ordinato, né in alcun modo sollecitato, dal Comitato di liberazione e dai partigiani che attendevano sui monti di Gubbio l’imminente partenza dei tedeschi. Lo stesso giorno dell’omicidio del dottor Kurt Staudacher, in un caffè di Gubbio mentre sorseggiava una cioccolata, veniva infatti liberata Perugia (il dottor Staudacher, peraltro, tutto era meno che un nazista, come traspare dalle sue lettere pubblicate nel libro e come testimonia il suo impegno religioso, di persona che aveva anche studiato teologia in seminario).

Padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger e già portavoce di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, che ha curato una recensione del libro sulle colonne de “LʼAvvenire”, ha parlato dell’assurdità della guerra, svelando peraltro una toccante lettera che suo nonno scrisse al papà di Padre Lombardi, in partenza per la Prima Guerra Mondiale. Parole attraverso cui il nonno raccomanda al figlio di non odiare, perché coloro contro cui si va a combattere nell’ottica di Dio sono fratelli, e di soffrire per il sangue che sarebbe stato versato, mettendo in guardia il figlio contro la canea nazionalista e avvertendolo sui lutti, gli squilibri e gli sconquassi che la guerra avrebbe provocato.

Ma i protagonisti della serata sono stati il dottor Peter Staudacher e la figlia di Guglielmina, Franca Vantaggi. Quest’ultima ha ricordato la forza morale della madre, riassumendo i passi che l’hanno portata per prima a scrivere al dottor Staudacher, dopo che quest’ultimo, giunto a Gubbio per vedere il luogo in cui era morto il padre, aveva scoperto la tragedia dei 40 Martiri, vittime della rappresaglia nazista scatenata proprio dall’omicidio di suo papà. Il dottor Staudacher, sotto choc, su sollecitazione della moglie aveva lasciato qualche riga sul registro degli ospiti del Mausoleo dei 40 Martiri. Guglielmina le lesse, capì che si trattava del figlio del medico ucciso, riuscì superando molte difficoltà a rintracciarlo in Germania, gli scrisse e poi, quando lui gli fece sapere che avrebbe fatto un viaggio a Pomezia sulla tomba del padre, si fece trovare lì.

Il dottor Peter Staudacher, dopo aver spiegato di essere cresciuto in Germania Est e quindi di non aver potuto mai uscire dal suo Paese fino alla caduta del Muro rimanendo quindi all’oscuro della vicenda dei 40 Martiri, ha reso omaggio alla memoria di Guglielmina e ha concluso rilevando come sia lui che Guglielmina sono stati due orfani, vittime dell’assurdità della guerra. Peter, infatti, quando suo padre fu ucciso a Gubbio aveva un anno, esattamente come Guglielmina quando, qualche giorno dopo, suo padre fu fuscilato nella strage dei 40 Martiri. Parole, queste ultime, che Peter Staudacher ha voluto pronunciare direttamente in italiano a conclusione del suo intervento in tedesco. Alla fine, abbracci e commozione.

Presenti all’evento rappresentanti delle istituzioni umbre e della città di Gubbio, a cominciare dal sindaco Filippo Stirati.

Un libro, quello di Giacomo Marinelli Andreoli, davvero tutto da leggere, con il cuore che sobbalza e la commozione che sale. Un libro che consegna un messaggio di speranza e riconcilia anche Gubbio con la sua memoria. Perchè la vicenda dei 40 Martiri ha diviso profondamente la comunità eugubina per decenni. Guglielmina e Peter, con la loro semplicità, il loro coraggio, la loro purezza di cuore, hanno curato a fondo quella ferita. Siamo a loro, e a Marinelli che ha fatto conoscere questa storia, debitori.

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