La politica, detta in due parole, s'interessa delle "cose della città", o, come dicevano i greci, "politike tekhne" è l’arte e la scienza delle cose pubbliche, cioè del governo e dunque delle modalità dell’organizzazione del potere.

La politica – come sosteneva Aristotele – è il mezzo più alto per far comprendere all’uomo chi egli sia e quali siano le sue capacità. La politica, allora, è una dimensione costitutiva dell’essere umano, gli appartiene in maniera totale e solo attraverso tale dimensione l’uomo scopre il valore del bene comune.

Il modo migliore per fare politica, quello che ci indica Aristotele, prevede l’essere in relazione e porsi in ascolto, essere in azione per poter cambiare la realtà ed essere un appassionato del bene comune. Mettersi al servizio del bene comune.

Esercitare la politica, lavorare per il bene comune, però, costa.

I sovrani di fatto erano i padroni del potere e lo stato erano loro; prima di diventare sovrani il capostipite aveva guerreggiato a destra e a manca per riempire le casse d'oro per pagare l'esercito a salvaguardia del suo dominio. La dittatura più o meno segue lo stesso iter.

Anche la democrazia costa: a seconda di come è organizzata, essa è popolare o elitaria. In Italia dovrebbe essere popolare e chi è chiamato a rappresentare i diversi gruppi, o classi o interessi all'interno delle diverse istituzioni, è finanziato dallo Stato, attraverso leggi che tutti possono leggere e controllare.

Possibile che molti non capiscano che se si cancella questo presupposto la politica sarà completamente gestita da chi se la può finanziare o da chi è finanziato per essere preparato a difendere gli interessi di chi lo paga?

Si chiedono queste persone da dove escano fuori i soldi per attaccare manifesti cubitali 20 giorni prima dell'inizio della campagna elettorale? E, cosa più importante, cosa chiederà in cambio chi investe tanto del proprio denaro?

Katia Bellillo
Candidata Sindaca
Perugia Città in Comune

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