Al di là della politica delle grandi opere, o, per meglio dire, dei grandi spot, la crisi dell’edilizia è evidente e grave. Ed anche in questo caso da fare ci sarebbe. Invece, come afferma in una sua intervista rilasciata a l’Unità, Walter Schiavella, segretario generale della Fillea-Cgil, “quando arriveranno i primi, reali, soldi dal governo, il settore dell’edilizia già stremato dalla crisi, sarà morto”. Cronaca di una morte annunciata. I dati attuali, infatti, sono più che eloquenti: 30% in meno del volume degli appalti pubblici, 300.000 occupati in meno. E non è migliore la situazione nella nostra regione, sostiene, anche in questo caso con i dati alla mano, l’assessore Stefano Vinti.

A fornirli è l’Ance Umbria. Il numero degli iscritti alle casse edili di Perugia e Terni mostra un calo di 6.000 unità negli ultimi tre anni. Il numero di ore di cassa integrazione invece è salito, passando da 504.000 ad 1 milione e 500 mila. Il monte salari complessivo passa dai circa 225 milioni di euro a 170.
Scontiamo a livello nazionale e locale, scelte ed investimenti sbagliati dell’esecutivo in carica. Oltre agli annunci e agli spot elettorali sulle grandi opere, alcune delle quali assolutamente inutili, cosa si è fatto in questi anni se non affossare qualsiasi possibilità di sviluppo di un settore così vitale per la nostra economia? Con il patto di stabilità ed i nuovi tagli si impedisce di fatto agli enti locali l’appalto di nuove opere e persino il pagamento di quelle già realizzate.
Sarebbe stato di grande aiuto, per esempio, finanziare opere immediatamente cantierabili recuperando risorse con la battaglia all’evasione. Ci auspichiamo quindi, non solo un piano nazionale, ma anche un piano locale delle piccole opere.
Sembra quasi banale, semplice e fattibile, ma forse fa meno effetto, in termini di propaganda.

Stefano Vinti


 

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