Basta narrazioni sessiste contro le giornaliste
di M.Claysset
L'Uisp sottoscrive e rilancia un duplice appello presentato da Giulia giornaliste in questi giorni e condiviso con Commissione Pari Opportunità della Fnsi, la Cpo Usigrai, la Cpo del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. In questo modo l'Uisp si pone in linea di continuità con l'azione intrapresa un anno e mezzo fa con il lancio del documento "Media, Donne, Sport-Idee guida per una diversa informazione".
Il duplice appello riguarda la solidarietà espressa ad Elisabetta Esposito, giornalista della Gazzetta dello sport, che sta seguendo la vicenda calcio e tamponi ai giocatori della Lazio, contro la quale si sono scatenati l'odio e gli insulti sui social network. L'altro appello riguarda uno stop alle "narrazioni tossiche dei femminicidi".
"Il sostegno dell'Uisp ad entrambi questi comunicati vuole evidenziare la violenza che quotidianamente viene agita contro le donne in mille forme e sfaccettature - commenta Manuela Claysset, responsabile politiche di genere e diritti Uisp - Occorre conoscerla, contrastarla, promuovere una cultura dell'equità e parità, del riconoscimento e del rispetto dell'altro. Quello che ha subìto la giornalista Elisabetta Esposito rappresenta l'ennesimo episodio di discriminazione e violenza contro le donne: in una società che sempre di più rischia di perdere diritti e tutele occorre andare oltre la vicinanza verbale, occorrono azioni e politiche costanti e continuative".
"Come Uisp giochiamo la nostra parte e attraverso la formazione continuiamo a far crescere una cultura diversa, come facciamo ad esempio con l'esperienza della Uisp Emilia Romagna che promuove un percorso formativo dedicato al linguaggio di genere, per contrastare la violenza sulle donne. E' auspicabile che attività del genere vengano replicate in tutta Italia. Ci avviciniamo al 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e saranno varie le iniziative che l'Uisp metterà in campo, buone pratiche per dare continuità e concretezza alle nostre politiche, ai nostri valori e alla difesa dei diritti di genere".
Ecco il comunicato sostenuto anche dall'Uisp, in solidarietà con la giornalista Elisabetta Esposito:
"La Commissione Pari Opportunità della Fnsi, la Cpo Usigrai, la Cpo Cnog e Giulia Giornaliste esprimono solidarietà a Elisabetta e condannano fermamente un attacco violento, con la sola finalità di far tacere una voce indipendente - si legge ne comunicato - Espressioni come “Fai schifo puttana”, “Ti conviene lasciar perdere con questa storia: non sai cosa siamo disposti a fare pur di difendere la Lazio” e altre di inaudita violenza confermano che la categoria è, ogni giorno, sotto attacco, nelle piazze come negli stadi. Se, poi, a raccontare la verità, documentandola, è una donna questa aggressione è aggravata dalla volgarità sessista, da una idea di supremazia di genere e di disprezzo, pericolosa negazione del rispetto della parità di genere".
"Il clima di odio nei confronti dell'informazione ha colpito, pesantemente, la collega Elisabetta Esposito, giornalista di 'Gazzetta dello Sport', colpevole, a giudizio degli odiatori che muovono la macchina del fango sui social, di aver seguito, con professionalità, la vicenda dei tamponi dei giocatori della Lazio, su cui giustizia ordinaria e sportiva hanno aperto inchieste. Cpo Fnsi, Cpo Usigrai, Cpo Cnog e Giulia chiedono che le forze dell'ordine indaghino sugli autori delle minacce e garantiscano l'incolumità di Elisabetta e dei sui familiari e fin da ora sono pronte a sostenere la collega nelle cause che riterrà di intentare per difendere la sua persona, la sua professionalità e la sua dignità".
Ecco la lettera aperta "Basta narrazione tossica dei femminicidi" rivolta agli operatori e operatrici dell'informazione, anche questa sostenuta dall'Uisp:
Care colleghe e cari colleghi, in questi mesi di pandemia non si fermano i casi di femminicidio, punta dell’iceberg della violenza contro le donne. Raccontiamola in modo corretto: basta parlare di raptus! Basta giustificare gli assassini! Basta ai facili moventi come la depressione e la gelosia! Basta far ricadere sulle donne la responsabilità della loro morte!
La grave crisi che sta attraversando il nostro Paese sta mettendo sotto pressione anche la nostra categoria. Ma proprio in un momento complesso come questo dobbiamo dare prova di essere capaci di narrare quanto accade nella consapevolezza della grande responsabilità che abbiamo nei confronti di chi ci legge e ascolta.
Abbiamo elaborato il Manifesto di Venezia, a cui hanno aderito liberamente centinaia di giornaliste e giornalisti , nel tentativo di offrire uno strumento di lavoro utile ad inquadrare in modo corretto il fenomeno. Sappiamo che molte e molti si sforzano di farlo ogni giorno.
Ancora troppo spesso però ci dimentichiamo, scrivendo i nostri articoli o servizi radiofonici e televisivi, che la violenza contro le donne non può essere ridotta a meri fatti di cronaca. Che si tratta di un fenomeno strutturale della nostra società e come tale abbiamo il dovere di raccontarlo: violenza contro le donne in quanto donne, per questo è necessario utilizzare la parola “femminicidio”.
Facciamo appello al senso di responsabilità di ciascuna e ciascuno. L’omicida di Torino – solo l’ultimo di molti esempi – non ha avuto un raptus, lo sterminio che ha compiuto non è nato dal nulla. I dati ci raccontano che il gesto finale di eliminazione della propria compagna, moglie, ex arriva dopo un lungo periodo di violenze e soprusi.
Non rendiamo vittime una seconda volta le donne assassinate, non cadiamo in queste narrazioni tossiche, diamo valore alla nostra libertà di informare. Lettera aperta promossa da: Mimma Caligaris (presidente CPO Fnsi); Paola Dalle Molle (coordinatrice Cpo Cnog); Silvia Garambois (presidente GiULiA giornaliste); Monica Pietrangeli (coordinatrice CPO Usigrai)
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