Continua lo stillicidio delle chiusure degli sportelli bancari che lasciano i piccoli paesi dell'Umbria sguarniti di un servizio essenziale e, soprattutto, di un importante presidio di legalità.
Dopo Preci, Cerreto e altri sportelli del Banco di Desio e della Brianza, situati in piccoli centri dell’Umbria, sarà la volta di La Bruna di Castel Ritaldi, Arrone, Perugia S. Egidio, Riosecco. E altri ne seguiranno.
“Ci duole dirlo, ma come Fisac Cgil l’avevamo ampiamente previsto e preannunciato – afferma Isabella Caporaletti, della Fisac Cgil Banco Desio – e lo avevamo fatto esattamente due anni fa, con un doppio presidio, a Desio e a Spoleto. In quello di Spoleto, insieme alla Cgil regionale e provinciale, chiedevamo la salvaguardia dei posti di lavoro. Tuttavia le istituzioni, sia la Regione che i Comuni, e tutte le altre sigle sindacali del settore o confederali, rimasero in silenzio, avallando di fatto le scelte scellerate che sarebbero state fatte di lì a poco”.
Le banche continuano nella loro attività di restrizione del numero dei punti di incontro con la clientela, adducendo motivazioni come l’aumentato utilizzo delle tecnologie per interagire da remoto con la propria banca. “Ma l’unica vera motivazione è la salvaguardia dei livelli di redditività e di profitto degli investitori – aggiunge Caporaletti – E questo è un fenomeno che comporta il depauperamento di interi territori. Ci chiediamo quale ruolo abbia la Banca d’Italia in questi processi e dove sia finita la sua storica attenzione ai temi del sociale e del territorio”.
“Come rappresentanti dei lavoratori – conclude la sindacalista Fisac Cgil - vorremmo che anche la Regione dell’Umbria si schieri al fianco dei sindaci e delle forze sociali, rivendicando il suo ruolo di governo dei processi relativi all’assetto economico del territorio di sua pertinenza. Occorre unità e fermezza da parte di tutti per porsi a difesa dei servizi essenziali, a difesa delle persone più fragili dal punto di vista dell’utilizzo dei mezzi tecnologici, per scongiurare atteggiamenti predatori verso il territorio e pretendere il rispetto dell’articolo 41 della Costituzione Repubblicana”.

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