01/10/2021 - 20:40
Aveva appena due anni Alex, una mollica di uomo, poco più di 700 giorni di vita. A raccontare certe storie senti tutto il peso del mestiere che fai, quel mestiere che ti porta a raccontare i fatti, anche i più crudi e crudeli. Alex è stato ucciso con una coltellata all'addome, da chi non si sa ancora, il perchè nemmeno: la madre è ancora sotto interrogatorio nella caserma dei carabinieri che tentano di ricostruire quanto accaduto nel primo venerdi di ottobre.
La scena si svolge in un supermercato nella frazione di Po' Bandino di Città della Pieve.
La mamma di Alex che entra coperta di sangue nel supermercato con il piccolo in braccio e lo lascia sul nastro trasportatore di una cassa. Il resto è solo buio, ricordi frammentati, testimonianze che non coincidono, non ho visto, mi hanno detto. Leggerete sui giornali on line gli sviluppi, i motivi, il nome dell'assassiono, se sia stato un assassinio o una disgrazia. Lo leggerete, perchè i particolari non mancheranno per la morbosità del sapere e del raccontare.
Nessuno si chiederà come era vestito Alex, come viveva, se fosse felice, come fosse il suo sorriso, la sua voce, cosa aveva mangiato oggi, con chi giocava, chi erano i suoi compagni di giochi, se andasse all'asilo o vivesse in casa, accudito dalla madre, in quel casolare alle porte della frazione.
Nessuno cercherà di capire come vivesse quel bambino, il suo pianto, il suo chiedere di vivere la vita, di avere la sua possibilità di crescere e diventare grande.
Di fronte alla morte di un bambino ci si ferma, perchè qualunque siano i motivi, le circostanze, le ragioni, i moventi, resta la morte di un bimbo che non aveva vissuto, che non aveva colpe che viveva solamente la sua tragedia di essere venuto al mondo.
Quante volte abbiamo raccontato la morte di bambini? Quante volte ci siamo trovati di fronte alla vittima innocente e all'adulto che ha ucciso? Quante volte ci siamo chiesti perchè possa accadere, quale possa essere la follia che spinge a eliminare un bambino di poco più di 24 mesi o poco più grande, incapace ancora di capire cosa sia il bene e il male?
E' stata una disgrazia, una dannata fatalità? Una crisi da esasperazione, la follia di un momento? I carabinieri non parlano e fanno benissimo a trincerarsi dietro il riserbo delle indagini. L'odio si aggiungerebbe all'odio, lo stupore diventerebbe facile preda di mille illazioni, di pensieri, di condanna.
Ogni volta che accade, ogni volta che lo abbiamo vissuto, il mio direttore diceva: scrivete poco che il dolore non si può descrivere e la morbosità è facile a pescarla. Aveva ragione, non posso dargli torto, perchè diventano mille le cose che si possono pensare e tutte potrebbe essere vere e tutte potrebbero essere false. Come in un classico da libro giallo: il cadavere, il sangue, la scena surreale, la disperazione e il resto lo facciamo noi umani che leggiamo le prime quattro righe in cronaca e abbiamo già fatto processi e dato condanne.
Non servirà a molto, non ridarà la vita ad Alex, ma diciamo una preghiera per quel piccolo innocente, perchè Dio lo accolga nel suo regno, credenti o non credenti, perchè quando ci troviamo di fronte alla morte violenta di un bambino, una piccola parte muore anche dentro di noi, sempre, chiunque esso sia.
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