Dai ballottaggi svoltisi ieri per la conquista dei Comuni capoluogo di provincia è emersa, senza alcun dubbio, la sconfitta rimediata dal Pd che in un colpo solo ha perso il controllo di capisaldi storici della sinistra, quali Genova e persino Sesto San Giovanni, che capoluogo non è ma che era più nota come “Stalingrado d’Italia”.

Solitamente, davanti ad una debacle di tale fatta, il primo ad essere indicato quale colpevole è il leader del partito perdente: così fu, per esempio, per Silvio Berlusconi la volta precedente, ma così non è oggi per Matteo Renzi che, anzi, viene indicato come la vittima “innocente” di complotti intessuti ai suoi danni. Anche se, come aveva fatto a suo tempo il cavaliere di Arcore, si era fatto prudentemente da parte nel corso della campagna elettorale, avvertendo una diffusa insofferenza degli italiani nei suoi confronti.

In questa operazione mistificatoria si distingue la cosiddetta grande stampa benpensante del Bel Paese, non nuova a sostenere acriticamente l’opera politica dell’ex capo del governo, tanto da addossare la debacle attuale ad una non meglio precisata “Sinistra” rappresentata da quanti, in netto disaccordo con lo spericolato “rottamatore” di se stesso, si erano affrettati ad abbandonare un natante che da tempo aveva iniziato ad imbarcare acqua.

Sarebbe come assolvere l’autista ubriaco che precipita in un burrone assieme bus di cui è alla guida e condannare invece i passeggeri più accorti che, avvertito il pericolo, erano precipitosamente scesi per non rischiare la vita.

Un paragone, questo, perfettamente calzante dato che quella Sinistra che si vuole colpevolizzare perché uscita dal Pd (oltre tutto in circostanze diverse nel tempo) e che cerca ora con fatica un percorso unitario, lo ha fatto non per capriccio preso, bensì perché spinta da non più conciliabili dissensi politici.

Una stampa benpensante che finge di non comprendere che dal punto di vista ideologico le distanze si sono ormai allargate ad un punto tale che non è più rimedibile e che la Sinistra, quella vera, non è più disposta a scendere a compromessi con un centro che ha flirtato e continua a farlo tuttora con quanti in Europa hanno avallato la rigidità della Troika che ha imposto una austerità foriera di miseria, disoccupazione e disperazione, finendo per arricchire ancora si più – come ha sottolineato anche Papa Francesco - chi era già ricco e impoverito chi già non ce la faceva a sopravvivere.

Insomma, la Sinistra italiana ed europea non guarda certo a Hollande, che ha condotto i socialisti francesi sulla strada dell’estinzione, ma semmai a Jean-Luc Melenchon che ha messo insieme una percentuale a due cifre e che farà sentire la sua voce dal Parlamento transalpino.

La Sinistra italiana ed europea prende le distanze anche dalla Socialdemocrazia tedesca che ha avallato le spinte espansionistiche di Angela Merkel.

La Sinistra italiana ed europea guarda sicuramente a Jeremy Corbyn che con le sue posizioni radicali ha rianimato un partito Laburista che era stato sfibrato dall’ossessione di Tony Blair di occupare parte dello spazio elettorale del partito conservatore.

La Sinistra italiana ed europea sta con quella portoghese che, disobbedendo alla Troika, ha respinto l’austerità che aveva condannato il popolo lusitano alla disperazione e ricondotto il Paese sulla strada dallo sviluppo, della riconquista dei diritti che erano stati cancellati dai governi conservatori, della moltiplicazione dei posti di lavoro e perfino alla diminuzione dell’enorme debito pubblico che gravava sulle finanze di quel Paese.

Questa è la nuova Sinistra con la quale anche la stampa benpensante italiana dovrà cominciare a fare i conti: si rassegni.

ab

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