di Isabella Rossi


Il filo della memoria è un elastico impazzito che altera la percezione del tempo e l’essenza stessa dei ricordi. Pubblico entusiasta e applausi interminabili per “Ballarini”, l’ultimo lavoro di Emma Dante - il terzo capitolo della Trilogia degli occhiali - approdato ieri sera in esclusiva regionale al Teatro Subasio di Spello.

Ancora una volta è un concentrato di pulsioni, passioni, emozioni e sentimenti, la costante nel teatro di Emma Dante. Se ne fa interprete una fisicità intatta, assoluta e dominante, anche quando gli anni cambiano i connotati e inaridiscono i corpi. Catalizzatore è il ballo, incessante, a volte compulsivo, metafora di un vivere percepito attraverso la rielaborazione della memoria.

Mai mediati sono i “ballarini”, - instancabili e ottimi Elena Borgogni e Sabino Civilieri–; con loro si realizza un espressionismo capace di istituire un legame atavico tra corpo, materia, suono e vita. L’apertura del baule dei ricordi, bilancio a cui si sottopone una “vecchia donna”, sprigiona un meccanismo stridulo e singhiozzante, strattonato da accelerazioni improvvise e lente parabole che tinge il vissuto di una dimensione grottesca, a tratti esasperante.

Gli fanno da colonna sonora vecchie canzoni, sottofondo di momenti di felicità contrapposti ad un vivere frenetico che sembra trovare un senso solo quando, richiuso il baule, scompare dal presente provocando un fremito di lenta, inconsolabile malinconia.
 

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