Mercoledì scorso, la Fiom-Cgil di Terni ha partecipato al presidio, organizzato da tutte le RSU di Ast, sotto il Comune di Terni per sollecitare l’intervento concreto delle istituzioni per evitare il depotenziamento del sito e prendere posizione a favore delle lavoratrici e dei lavoratori. Il giorno seguente, una delegazione del sindacato ha preso parte alla manifestazione di Roma in Piazza del Popolo. Inoltre, la vertenza di Terni è stata collocata tra le 100 vertenze nazionali che hanno animato l’assemblea nazionale di Fim-Fiom-Uilm. Iniziative importanti anche perché costruite con un profilo unitario, ora però siamo chiamati ad un salto di qualità dello stato di agitazione, con una fabbrica in cassa integrazione per quasi tutto il periodo estivo.

Il segretario generale della Fiom Cgil di Terni Alessandro Rampiconi ha comunicato di ‘avere interagito con tutte le istituzioni, spiegando la situazione, registrando la disponibilità dei parlamentari umbri e del sindaco di Terni, che da tempo ha condiviso con le organizzazioni sindacali i quattro punti posti in ordine alla vendita. Grande assente è la Regione dell’Umbria a cui abbiamo chiesto un incontro da oltre 10 giorni e non abbiamo ricevuto risposta. Alla riunione con il Mise del 28 maggio 2020 il governo regionale ha riconfermato gli impegni presi dalla precedente amministrazione nell’accordo del 3 dicembre 2014: sicuramente poco sul piano generale, ma che può diventare tanto per questa fase, a partire dalla messa in campo di iniziative finalizzate al rafforzamento delle competenze ed alla riqualificazione del personale del sistema delle imprese appaltatrici’.

La Fiom-Cgil di Terni auspica infine che, come sempre accaduto, nelle vertenze importanti sia possibile, anche in questa situazione, intraprendere un percorso unitario. L’obiettivo è che le produzioni di eccellenza del territorio vengano adeguatamente comprese e valorizzate in un piano nazionale della siderurgia, attraverso un tavolo da aprire direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. 

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