Assunzioni, in Umbria nel trimestre in corso ci sono 3mila 085 posti vacanti

Emerge dal Rapporto Excelsior, tutti i posti che le imprese private non agricole dell’Umbria non riescono a coprire da agosto a ottobre 2017 secondo le informazioni fornite dagli imprenditori. L’elenco completo voce per voce. In pratica oltre un un’assunzione su quattro (il 26,1%) resta scoperta. La questione di un sistema della formazione che continua a non essere in linea con i fabbisogno del sistema produttivo umbro
Sono 3mila 085 i posti vacanti in Umbria previsti nel trimestre in corso, agosto-ottobre. Si tratta delle assunzioni che, a causa del numero insufficiente delle persone con le qualifiche richieste, le imprese vorrebbero effettuare ma non riescono a farlo. In altre parole, sono i posti di lavoro che restano scoperti. L’elenco dei posti vacanti, aggregati per figure profdessionali, viene fornito dal Rapporto Excelsior, curato da Unioncamere e ministero del Lavoro e che fornisce trimestralmente il dettaglio delle assunzioni che gli imprenditori del settore privato non agricolo (in pratica sono esclusi l’agricoltura e la pubblica amministrazione) intendono effettuare nel trimestre. L’indagine si basa su un campione molto vasto di imprenditori e viene svolta in ogni regione e provincia italiana.
In dettaglio, dai dati del Rapporto-Excelsior relativo alle assunzioni previste nel trimestre agosto-ottobre 2017 emerge che in Umbria, su 11mila 820 avviamenti al lavoro, ne resteranno vacanti il 26,1%, appunto 3mila 085. In pratica, più di un’assunzione su 4 nella regione non viene effettuata perché non ci sono professionalità in linea con quelle chieste delle imprese. “Qui – afferma Giuseppe Castellini, il giornalista economico di MultimediaCom045 che ha elaborato i dati del Rapporti Exacelsior ed effettuato i confronti - ci sarebbe da chiedersi il livello di efficacia del sistema umbro della formazione, che evidentemente non in linea con le esigenze occupazionali delle aziende, visto che ogni 10 assunzioni che queste vorrebbero effettuare oltre quattro vanno a vuoto”.
Delle 35 figure professionali che nel trimestre in corso, informa il Rapporto Excelsior, in Umbria nel settore privato non agricolo presentano posti vacanti in testa c’è quella che comprende ‘cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici’, con 392 assunzioni scoperte. Seguono, con 262 posti vacanti, gli ‘operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori. Quindi gli operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche” con 253, i tecnici delle vendite, del marketing e della distribuzione commerciale con 182, i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione con 180, i conduttori di mezzi di trasporto con 167, gli operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici con 129, gli specialisti della formazione e insegnanti con 126, il personale di amministrazione, di segreteria e dei servizi generali 111. Chiudono la ‘top ten’ dei posti vacanti in Umbria gli operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili, dell’abbigliamento e delle calzature, con 90 assunzioni che restano scoperte.
Ed ecco, in ordine decrescente, tutte le figure professionali per le quali, nel trimestre in corso, in Umbria ci sono assuzioni scoperte:
Cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici 392
Operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori 262
Operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche 253
Tecnici delle vendite, del marketing e della distribuzione commerciale 182
Tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione 180
Conduttori di mezzi di trasporto 167
Operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici 129
Specialisti della formazione e insegnanti 126
Personale di amministrazione, di segreteria e dei servizi generali 111
Operai specializzati e condutt. di impianti nelle ind. tessili, abbigl., calzature 90
Personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle persone 88
Personale non qualificato nelle attività industriali e assimilati 86
Operatori dell'assistenza sociale, in istituzioni o domiciliari 75
Operai specializzati e conduttori di impianti nell'industria alimentare 68
Progettisti, ingegneri e professioni assimilate 62
Addetti accoglienza, informazione e assistenza della clientela 56
Personale non qualificato nella logistica, facchini e corrieri 53
Commessi e altro personale qualificato nella grande distribuzione 47
Operatori della cura estetica 44 Personale generico nelle costruzioni 44
Tecnici amministrativi, finanziari e della gestione della produzione 39
Specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche 38
Addetti alla gestione dei magazzini, della logistica e degli acquisti 33
Dirigenti e direttori 26
Operai specializzati nelle industrie chimiche e della plastica 19
Tecnici dei servizi alle persone 19
Operai specializzati in altre attività industriali 18
Personale non qualificato nelle attività commerciali e nei servizi 17
Operai specializzati nelle industrie del legno e della carta 17
Tecnici della sanità, dei servizi sociali e del'istruzione 14
Professioni specifiche degli altri servizi alle persone 14
Conduttori di macchinari mobili 12
Specialisti in scienze economiche e gestionali di impresa 11
Specialisti in discipline artistiche e in scienze umane e sociali 8
Professioni specifiche nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia 4

Domenica
27/08/17
16:19
Due considerazioni.
La prima: ma i sindacati, che non possono che conoscere da tempo questi dati visto che hanno rapporti quotidiani con le imprese, focalizzano tutta l'attenzione solo sulla crisi occupazionale (reale) e si limitano a fare pressione per ottenere l'intervento delle istituzioni pubbliche se nel settore privato c'è tanta potenzialità occupazionale inespressa? Perchè vogliono che le (scarse) risorse pubbliche siano prioritariamente impiegate per finanziare le aziende (quelle sindacalizzate) decotte attraverso il prolungamento della Cassa integrazione in deroga, a concedere "contropartite" alle aziende (sempre quelle sindacalizzate) in ristrutturazione perchè mantengano del personale non necessario o ad assumere di più nel pubblico impiego (nonostante l'abnorme incidenza del costo di personale in rapporto alle entrate di bilancio),quando invece dovrebbero LORO aiutare i lavoratori in difficoltà a formarsi adeguatamente per essere impiegati dove effettivamente c'è domanda lavorativa e chiedere che le risorse siano impiegate per favorire NUOVA imprenditorialità? perchè preferiscono lo spreco di risorse alla loro ottimizzazione? La risposta (purtroppo), stante così le cose, è che preferiscono il mantenimento del loro potere (e degli emolumenti collegati) al futuro dei lavoratori che dunque difendono solo nella misura utile al loro tornaconto (e non in base all'interesse degli stessi). Per sgombrare ogni campo da fraintendimenti deve essere chiaro che il Sindacato è fondamentale, ovvero è fondamentale la rappresentanza dei bisogni e delle istanze dei lavoratori TUTTI (non di quelli che fa comodo e basta); è l'attuale sindacato (volutamente in minuscolo) tutto (triplce, come comitati di base che sono solo una forma con cui chi è stato escluso dal "banchetto" cerca di nutrirsi) che è sostanzialmente inutile ed autoreferenziale e da tempo arroccato nella esclusiva difesa di poche categorie a discapito della maggioranza dei lavoratori (a partire dagli autonomi e da quelli delle imprese con meno di 15 dipendenti) e solo se abbandonato definitivamente sarà possibile strutturare nuove forme di rappresentanza più "leggere" e dunque agili ed efficaci e soprattutto più "laiche" e capaci di guardare al mondo del lavoro nel suo insieme. Altro che Bravi e compagnia politica e sindacale cantante.
La seconda: certamente se c'è una tale distanza tra domanda ed offerta di lavoro evidentemente il sistema formativo umbro deve essere migliorato ma SOPRATTUTTO cominciamo a dire le cose come stanno, un lavoro non è un diamante e dunque NON è per la vita e chi esce dal mondo del lavoro o rischia di farlo DEVE LUI per primo sapersi guardare attorno e riformarsi adeguatamente. Prima lo si capisce e prima i sindacati attuali smetteranno di impiegare tutte le loro energie per battaglie di retroguardia sterili ed inutili ed invece si orienteranno a supportare i lavoratori nella INEVITABILE transizione in cui molti di noi lavoratori potremo trovarci ad essere coinvolti e prima e più efficacemente ridurremmo il disagio e la difficoltà che comporta essere primi di lavoro o la precarietà che da questa condizione può derivare (precarietà che NON afferisce al passaggio da un lavoro ad un'altro, in Europa è normale conderere prestiti anche a persone con contrati a termine o che cambiano spesso lavoro, ma all'intermittenza del lavoro, ovvero dal restare disoccupati a lungo perchè incapaci o indisposti ad adeguarsi alle diverse richieste che nel tempo emergono).
Domenica
27/08/17
18:10
Come al solito la colpa è dei sindacati e non delle pessime riforme.
Domenica
27/08/17
18:53
Esprimo un commento (condivisibile o meno) ad un articolo ad oggetto: Assunzioni, in Umbria nel trimestre in corso ci sono 3mila 085 posti vacanti (di cui si suppone conosciate i contenuti dato che lo avete pubblicato) e, come al solito (davvero non si può fare a meno di notare l'ottusità), si risponde non contestando quanto asserito nel commento ma andando completamente fuori tema (o vogliamo sostenere che è colpa delle riforme in materia di occupazione, comunque le si giudichino, se ci sono 3.085 posti di lavoro in Umbria che NON vengono occupati !!!!!!!!!!!!!!).
p.s. certamente il tema dell'occupazione è complesso e condizionato da una molteplicità di fattori che possono essere solo in parte gestiti/indirizzati ed è difficile per chiunque, sia che si tratti di Istituzioni o Sindacati riuscire a conciliare le aspettative con le reali possibilità di manovra, tuttavia se neanche si riesce a capire che con l'avvento della globalizzazione (dalla quale abbiamo tratto e traiamo quotidianamente molti vantaggi, perchè senza la libera circolazione delle merci e del conseguente abbassamento del loro costo in alcun modo sarebbe stato o sarebbe oggi possibile per noi occidentali mantenere il tenore di vita conseguito ed avremmo dovuto rinunciare a ben molto di più di quanto la recente crisi ci ha sottratto) il mondo del lavoro è profondamente ed irreversibilmente cambiato (perchè la globalizzazione, come tutto, ha due facce e ad aspetti positivi si legano anche aspetti negativi, in questo caso la maggiore concorrenza tra lavoratori di aree diverse del pianeta e la conseguente diminuzione di domanda di manodopera - soprattutto non specializzata - in occidente, inscindibili tra loro e che devono essere affrontati a meno di non riunciare anche ad i vantaggi e pagare un prezzo MOLTO più alto; è INFANTILE e STUPIDO pensare che si possa solo prendere il "buono" e lasciare ad altri il "cattivo") e che di conseguenza la rappresnetanza dei lavoratori deve PROFONDAMENTE cambiare, per adeguarsi al nuovo contesto altrimenti diventerà ininfluente, e se i sindacati esistenti sono MOLTO indietro su questo processo di rinnovamento è per ragioni di BOTTEGA e non altro allora davvero per la sinistra in Italia non c'è più davvero alcuna speranza. Dato però che NON credo assolutamente che l'attuale classe sindacale (come quella politica della Sinistra) sia mediamente stupida allora è per me evidente che non può che essere in malafede e che ogni speranza è subordinata al suo definitivo superamento. Tertium non datur.