Scriviamo questa lettera, che intendiamo il più aperta possibile, a tutti gli uomini e le donne,  alle associazioni, alle forze politiche, ai comitati, agli esercenti, agli artigiani, agli  imprenditori  e ad ogni mente libera di questo territorio, convinti di interpretare un sentimento diffuso nella gran parte di coloro che lo amano ed ogni giorno lo vivono. E’ ormai chiaro che negli ultimi anni la zona nord di Perugia stia pagando caramente il prezzo di scelte politiche che nel corso delle legislature succedutesi l’hanno vista fortemente penalizzata, privandola di una prospettiva di sviluppo e di valorizzazione. In tale contesto, i nostri centri urbani, in particolar modo Ponte Felcino, hanno subito un cambiamento profondo e repentino, trovandosi a fronteggiare nuovi problemi, insorti violentemente, rispetto ai quali è totalmente venuta a mancare la capacità della politica di interpretare la nuova realtà  e di fornire risposte adeguate.

Il risultato cui si è giunti, è fotografato dal degrado di molti quartieri, primo fra tutti il cosiddetto “vicinato” di Ponte Felcino, spogliato di ogni valenza architettonica, commerciale e, conseguentemente,  sociale, relegato a ruolo di vero e proprio ghetto, sovente  rifugio di soggetti dediti ad attività illecite. Tali condizioni hanno favorito l’insinuarsi di associazioni criminose, che subdolamente e nel silenzio di molti, hanno trovato terreno fertile per i loro affari, sino ad insinuare pratiche e atteggiamenti  prima d’ora sconosciuti in questi luoghi. Nel frattempo nuove etnie sono entrate a far parte massicciamente del tessuto sociale del territorio, ed in assenza di qualsivoglia politica mirata, non si è giunti ad una reale integrazione, ma, piuttosto, alla creazione di microcosmi privi di comunicazione tra di loro, capaci di relazionarsi unicamente per interesse o necessità.

Sempre più il paese somiglia ad un dormitorio, vissuto distrattamente di passaggio da soggetti i cui consumi e la cui vita sociale si svolgono  principalmente altrove. Gli esercizi commerciali sono in evidente sofferenza e molti di loro nel corso degli ultimi anni sono stati costretti a chiudere, senza che questo abbia portato le istituzioni e la società civile ad aprire una riflessione seria ed approfondita che avesse al centro la ricerca di  prospettive di rilancio e riqualificazione delle attività economiche. Anche la rete di associazioni, pur ricca,  ha risentito di questa tendenza negativa, tanto da apparire anch’essa incapace di raccogliere le nuove energie di cui il territorio dispone e di esprimere una capacità di espansione della partecipazione attiva.

Sentiamo, perciò, quanto mai urgente ed ineludibile, l’esigenza di sollevare una discussione ampia ed autentica, all’altezza  di riunire intorno ai grandi temi del bene comune - quali la sicurezza, il lavoro, la tutela dell’ambiente ed il recupero dei luoghi, l’integrazione, la mobilità -  tutti coloro che hanno a cuore il destino di questi luoghi, al di là delle barriere ideologiche che troppo spesso hanno impedito di creare una massa critica attraverso la quale fare da argine al declino che oggi ci coinvolge tutti. Consapevoli che la gravità dei problemi è tale, sentiamo il bisogno di un supporto che provenga da tutte le componenti della società civile e dalle associazioni del territorio, per pensare insieme un percorso che conduca, a breve, alla convocazione di una grande assemblea pubblica nella quale porre il Sindaco e l’amministrazione comunale di fronte alla nostra urgenza di risposte concrete.

Pertanto ci assumiamo la responsabilità di essere quel soggetto che avvia questo dibattito che pensiamo come una grande occasione per ripensare il futuro di quest’area, capace di toccare con coraggio quelle questioni  intorno alle quali ritrovare il senso autentico del nostro essere cittadini.

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