La Consigliera provinciale Laura Zampa, con delega
ai progetti di integrazione nella scuola, torna sul delicato tema
dell’assistenza didattica ai disabili. Come “previsto” nel suo
intervento nel mese di agosto, l’esponente del Pd mette in risalto che
iniziano a giungere sui quotidiani notizie riguardanti le sentenze dei
TAR in merito all’assistenza didattica agli alunni ai quali l’ASL ha
fornito una diagnosi funzionale di gravità. Il TAR della Campania con
sentenza n° 17532/2010 ha accolto il ricorso contro il Ministero
dell’Istruzione e l’Istituto scolastico di provenienza, presentato dai
genitori di un alunno disabile accertando il diritto del minore
all’assegnazione di un numero di ore adeguato alla sua patologia. Il
TAR della Sardegna con una sentenza depositata il 30 ottobre 2010 è
andato oltre, riconoscendo ai minori anche il danno esistenziale. Si
evidenzia che, nella nostra Regione, pur essendo state date numerose
deroghe per il sostegno da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale nel
mese di settembre, si sono poi levate da parte delle famiglie diverse
richieste di aiuto. Ci si domanda quindi se effettivamente tutti i casi
di disabilità grave abbiano avuto riconosciuto il loro diritto. Spesso
si tende a confondere l’assistenza didattica fornita dal Ministero,
attraverso l’assegnazione di docenti di sostegno, con l’assistenza
all’autonomia e alla persona che spetta agli Enti locali, funzioni che
in alcun modo possono sovrapporsi o sostituirsi. Gli Enti locali
vengono così chiamati a sopperire ad una mancanza ministeriale laddove
non si sia ottemperato all’assegnazione in deroga di un docente di
sostegno ai casi gravi. Bene ha fatto la Regione Umbria che, con le
Province di Perugia e Terni e i rappresentanti dell’ANCI, ha avviato un
tavolo per individuare, riguardo all’inclusione scolastica dei
disabili, ogni migliore ottimizzazione di tutte le risorse, nell’ambito
delle proprie competenze. Competenza del Ministero è l’assegnazione dei
docenti di sostegno e non si comprende il motivo per cui un diritto non
sia garantito ad ognuno nella stessa misura e sia legato all’iniziativa
di Dirigenti illuminati o alla capacità progettuale del corpo docente.
In caso contrario l’ultima arma per le famiglie rimane il ricorso al
Tribunale Amministrativo delle Regioni. Non basta la legge per
garantire il diritto? Debbono le famiglie per ottenerlo sobbarcarsi
l’onere di affidare il proprio caso alla giustizia amministrativa?
Eppure i genitori di “figli speciali” hanno già in tempo, economie,
disponibilità ed amore molto da impegnarsi senza dover aggiungere altri
affanni. Credo che la politica - afferma la consigliera - abbia il
compito di sostenere queste famiglie e favorire che abbiano tutta
l’assistenza scolastica che la Costituzione italiana, le diverse leggi
del nostro ordinamento, molto all’avanguardia rispetto al resto
d’Europa, e la convenzione dell’ONU, riservano ai figli. E’ comunque
evidente che la giustizia fa il suo corso. Forse si potrebbero evitare
inutili sprechi di tempo e denaro pubblico, ma soprattutto inutili
disagi e sofferenze ai cittadini, se ognuno, con buona volontà, e
magari con l’intenzione di interpretare la legge senza il
condizionamento delle esigenze del contenimento della spesa, si facesse
completamente carico del proprio ruolo.
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