ASSISI - “Il 31 gennaio Colussi avrà 69 lavoratori in meno: 59 operai (di cui 10 prepensionamenti), 5 impiegati interni e 5 esterni (della Sogesti) + quelli delle cooperative sbattuti fuori come conseguenza dell’insourcing + aumento delle notti per le donne” dalle organizzazioni sindacali è una grave sconfitta per il movimento operaio.

Pur rispettando il parere dei lavoratori che hanno votato per il sì, consci della situazione di ricatto implicita ed esplicita e delle paure del futuro e di possibili danni maggiori, con onestà e schiettezza, come @ sinistra, ci sentiamo di esprimere apertamente questo nostro parere.

Del resto non è un caso che 105 (26,5%) lavoratori non l’hanno avallato e 112 (22,0 %) non hanno partecipato al voto.

Una sconfitta annunciata perché troppo poco, in risposta, è stato fatto per far recedere l’azienda dalle sue pretese.

Non si può credere, se non ci vogliamo prendere in giro, che bastano 8 ore di sciopero e qualche presidio per sconfiggere la chiara volontà di un’impresa che ha scaricato sui lavoratori le sue scelte manageriali sbagliate.

I dipendenti hanno già pagato duramente con 3 anni di contratto di solidarietà, con la fortissima riduzione del premio di produzione e i risparmi dovuti ai 42 diversi contratti applicati nella fabbrica.

Se il risultato doveva essere questo tanto valeva aver evitato il contratto di solidarietà che non è servito allo scopo promesso di mantenere in toto l’occupazione.

Tornando all’accordo noi nel volantino distribuito il 17 ottobre, giorno dello sciopero e del presidio davanti la Confindustria di Perugia, avevamo scritto “il solito giochetto di chiedere più licenziamenti, per ottenere risorse pubbliche in cambio, e chiudere poi con un numero inferiore di licenziati facendo credere ad un ruolo positivo di sindacati, Regione e Comune”. Bene così è avvenuto e di fatto i licenziamenti sono più o meno quanti ne erano stati annunciati ad aprile.

I lavoratori hanno avallato tutto questo, se pur a malincuore ovviamente, ma senza lottare veramente con tutti i mezzi come richiede una situazione di questo tipo immemori anche della storia della fabbrica e dei loro predecessori.

@ SINISTRA ricorda che nel 1975 la fabbrica fu occupata dai lavoratori a seguito della richiesta di 75 licenziamenti (diventati poi 50) e poi anche requisita dal sindaco del tempo Cav. Ennio Boccacci (DC).

Ci furono incontri con ministri, parlamentari, segretari di partito, cioè ci si mosse ai più alti livelli. Oggi non si è riusciti a portare la vertenza nemmeno al Ministero del Lavoro. Di chi la responsabilità?

Date voi una risposta ma certo queste incapacità o forse, meglio ancora, non volontà politiche hanno permesso questo brutto risultato finale le cui conseguenze le pagherà pesantemente anche il territorio (oltre alle famiglie dei licenziati).

E parliamo di una azienda che da sempre, dalla nascita ad oggi, ha avuto una notevole quantità di soldi pubblici in varie forme.

Per vincerle le partite vanno giocate fino in fondo e questo costa sforzi e sacrifici ma soprattutto coscienza di classe e volontà politica.

Associazione @ sinistra

 

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