ASSISI - Assisi non vuole perdere i servizi essenziali che contribuiscono a rendere vitale una comunità.

E’ quanto emerso nel corso di una riunione di addetti al settore, avvocati e funzionari giudiziari, in merito alla ventilata riorganizzazione della geografia giudiziaria nel nostro paese che, se attuata, potrebbe comportare la soppressione degli uffici giudiziari di Assisi.

Sulla base dei dati concreti dell’esperienza locale, le ragioni poste a base del disegno riformatore, e cioè il recupero di giudici e personale dagli uffici con meno lavoro, per trasferirli a quelli più oberati per renderli più efficienti, non sono assolutamente riscontrabili nella realtà.

Nel comprensorio Assisi-Bastia-Bettona-Valfabbrica vi sono due uffici giudiziari: il primo è la sezione distaccata di tribunale, che è succeduta alla pretura mandamentale, e che nell’ultimo quinquennio ha visto sopravvenire nel settore civile ben 9.813 procedimenti con 726 sentenze emesse, dato che deve tener conto del fatto che dopo la dirigenza del dott. Criscuolo, i magistrati togati sono stati assegnati ad Assisi solo per celebrare processi che non fossero di competenza dei Giudici onorari, ed il settore civile manca del titolare da quasi due anni.

Nel settore penale, nello stesso periodo, sono sopravvenuti 1.283 processi penali e sono state emesse 1.448 sentenze, con punte di 331 all’anno nel periodo di stabile copertura del magistrato togato.

Come si arguisce, il recupero di magistrati sarebbe minimo, a fronte della valanga di fascicoli, che affluirebbero a Perugia non solo da Assisi, ma da tutte le altre sezioni distaccate.

Per quanto riguarda i funzionari, spesso questi sono chiamati a svolgere le funzioni negli uffici centrali, perciò il loro recupero, rispetto all’esistente, sarebbe veramente limitato.

Il Giudice di Pace, che dovrebbe avere in base alla pianta organica del ministero due Giudici e che, invece, ne ha da sempre uno soltanto, in questi anni ha visto giungere ben 1.064 cause civili ordinarie, 6.477 procedimenti speciali, 2.380 procedimenti di opposizione a sanzioni amministrative, e così complessivamente 9.921 procedimenti nel settore civile, con 3.393 provvedimenti emessi, tra sentenze e decreti ingiuntivi.

Nel settore penale, dove le competenze sono più limitate, sono sopravvenuti 359 procedimenti, con 275 sentenze emesse.

Quanto al personale vi sono quattro impiegati, ma tre sono a mezzo servizio con la Corte di Appello e con il Tribunale centrale, perciò il recupero sarebbe veramente minimo, con conseguenze ancora più gravi di quelle del Tribunale, perché il Giudice di Pace in sede circondariale già ora non ha gli spazi per operare e bisognerebbe pensare ad una nuova collocazione, con conseguenti spese, che si vorrebbero evitare.

E’ agevole pensare che il trasferimento in sede centrale provocherebbe la paralisi di una macchina, dove le risposte di giustizia sono molto più dilatate nel tempo e dove mancano anche gli spazi fisici per rendere dignitoso il servizio giustizia, quindi la battaglia contro questa riforma non è nell’interesse degli operatori del settore, che già operano quotidianamente negli uffici giudiziari centrali e dovrebbero cambiare di poco le loro abitudini, ma in quello dell’utenza di un servizio essenziale come quello della giustizia.

Perciò si è deciso di investire le istituzioni civili di tutto il comprensorio, le forze politiche ed economiche, le autorità religiose, i cittadini perché facciano sentire la loro voce e scongiurino un disegno che è dettato solo da ragioni finanziarie e non tiene conto che è in gioco un bene più prezioso, rappresentato dalla coesione sociale, che le risposte di giustizia celeri e giuste contribuiscono a mantenere.

Il comitato per la giustizia di prossimità.
 

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