Con l'estate aumentano i casi di abbandono dei cani, soprattutto delle cucciolate indesiderate. Un fenomeno che si cerca di fronteggiare in tutti i modi. Immerso nel verde delle colline che circondano Perugia, a Collestrada, è possibile visitare il canile sanitario della Asl 1 dove attualmente sono ospitati 95 cani. Il 50% di essi sono muniti di microchip e quindi è più facile risalire ai proprietari che il più delle volte li hanno smarriti e sono felici di riaccoglierli. Ma non sempre purtroppo è così.

La permanenza nel canile sanitario – dove si provvede alle prime cure –si cerca di renderla il più breve possibile. Il primo step per i cani microchippati è l'affido che diventa adozione definitiva dopo 60 giorni.  Termine oltre il quale una minima parte viene consegnata al rifugio gestito dall'Enpa che ospita 500 cani, ubicato a pochi metri dalla struttura della Asl. Questa mattina una delegazione della Provincia di Perugia, guidata dal vicepresidente Aviano Rossi e dalla dirigente Maria Teresa Paris, responsabile dello Sportello a 4 Zampe è stata accolta nella struttura dalla dottoressa Stefania Mancini, responsabile U.O.S., igiene urbana e prevenzione randagismo dell'Asl 1, con lei anche la dottoressa Maria Chiara Catalani, comportamentalista del mondo animale e la dottoressa Tiziana Pagliacci, responsabile dell'ambulatorio veterinario di Collestrada. Dalla collaborazione tra Asl 1, Università e Provincia di Perugia è nato un progetto che si pone l'obiettivo di promuovere e incentivare la pratica delle buone adozioni dei cani randagi, abbandonati o in stato di abbandono. La Provincia ha messo a disposizione il proprio sito e la pagina Facebook dello “Spoletello a 4 Zampe”, gestito con competenza e passione da Melania Roscini; pagina Fb che vanta 80mila “amici” da tutte le parti d'Italia.

L'Università, grazie anche all'impegno della professoressa Silvana Diverio, contribuisce invece con  il progetto “Randagiando” e fornisce servizi specialistici e chirurgici di particolare complessità, mentre la Asl, oltre ai veterinari mette a disposizione  otto accalappiatori e i mezzi per il recupero degli animali. Un lavoro di squadra che sta dando interessanti frutti, basti dire che sono in aumento le adozioni. Un fenomeno già riscontrato nel 2013 quando le adozioni sono state 240 (+6% rispetto al 2012) con  il trend è in crescita. Ma non basta. “Seicento cani tra i nostri e quelli del rifugio non è da considerare un fiore all'occhiello – fa presente la dottoressa Mancini – dobbiamo puntare a svuotare i canili sia per il benessere dei animali che per le casse pubbliche considerando che un cane costa ogni anno circa mille euro l'anno. Considerando che nei canili umbri ne sono ospitati circa 3mila il conto è presto fatto. Gli enti pubblici spendono 3 milioni di euro l'anno per questo servizio. Denari che potrebbero essere utilizzati, ad esempio per garantire alle fasce meno abbienti la medicina veterinaria gratuita”.

Tre i punti fondamentali per raggiungere l'obiettivo “svuota canili”: una campagna per i microchip; severe multe a chi non microchippa o abbandona i cani; buone adozioni. Per quest'ultimo aspetto entrano in campo i comportamentalisti e una serie di volontari che interagiscono ogni giorno con i cani della struttura portandoli a spasso, giocandoci ed educandoli in modo da tirar fuori il meglio da ogni animale. Tutto ciò ha diminuito l'aggressività dei cani rendendoli inoltre perfetti per le adozioni. Fermo restando che per legge il servizio veterinario della Asl deve intervenire al recupero dei cani randagi, gli operatori del servizio raccomandano chiunque si imbattesse in un animale senza padrone di chiamare al numero telefonico 075/81391 attivo 24 ore su 24. Nel sito è pronto un progetto di ristrutturazione che andrà a migliorare ulteriormente la situazione logistica del canile sanitario facendone a tutti gli effetti una struttura all'avanguardia in Italia non solo dal punto di vista delle prestazioni medico-sanitarie.

 

Condividi