di Isabella Rossi

Perugia – Un collettivo di giovani artisti residenti in Umbria presidia da mesi le cittadine più colpite dalle scosse del 2016. A Norcia, Cascia e Preci qualcuno ha pensato di dare una mano ad un altro tipo di ricostruzione, quella che non si realizza solo con calce e mattoni. Proprio perché, quando terre bellissime come quelle sono scosse da una ferita così profonda, vacilla l’identità stessa delle comunità. E’ lì che l’arte può fare la sua parte, hanno spiegato questa mattina - in una conferenza stampa al Teatro Morlacchi di Perugia - gli artisti coinvolti in “Corale”, un progetto collettivo per le aree del terremoto che ha ricevuto il sostegno del Teatro Stabile dell’Umbria. E così, prima con sopralluoghi e perlustrazioni, poi con camper e tende, sono mesi che il gruppo è entrato a far parte del territorio terremotato, costituendo una comunità aperta e partecipe. C’è chi ha costruito sedie e tavoli, chi ha allestito spazi di cultura nelle aree cittadine, chi raccoglie storie e fiabe popolari, chi organizza pomeriggi di gioco con bambini. A lunga scadenza c’è anche il progetto di realizzare una casa per gli artisti e per le comunità. A breve, invece, il 17 giugno prossimo, è in programma a Preci “un rituale collettivo”, una grande festa in cui raccontare i primi mesi di interazione tra gli artisti e quel territorio della Valnerina che si sta sanando, giorno per giorno, vivendo con tutta la serenità possibile l’avventura del post-sisma. Ad affermare che il progetto, dopo la sua prima tappa, avrà continuità è stato il direttore del Teatro Stabile, Franco Ruggeri. L’importanza dell’operato dei giovani artisti, che - insieme alle altre indispensabili azioni per la ricostruzione operate a vari livelli - contribuiscono alla riconnessione dei territori, è stata sottolineata dall’assessore alla cultura della Regione Umbria, Fernanda Cecchini. “Se non ricostruiamo queste comunità i luoghi ricostruiti saranno luoghi disabitati”, hanno scritto Leonardo Delogu e Linda Di Pietro nelle finalità del progetto. E proprio la ricostruzione della vita sociale e comunitaria delle popolazioni colpite dal terremoto è al centro di uno sforzo collettivo a cui partecipano le compagnie Dom- (Leonardo Delogu, Helene Gautier, Daria Menichetti); Opera (Vincenzo Schino e Marta Bichisao); Zoe (Emiliano Pergolari e Michele Bandini), da Carolina Balucani, Mael Veisse – disegno architettonico e coordinamento del progetto di costruzione della casa comunitaria e residenza artistica - e con la collaborazione di Barbara Raes. Insomma, a chi si chiede come l’arte farà la sua parte in uno scenario ben lontano dalle luci della ribalta, la risposta è “Corale”.

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