La Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica si apprestano a votare le peggiori controriforme possibili contro il diritto del lavoro, il welfare e la crescita. Nel caso della modifica dell’articolo 81 della Costituzione per introdurre il vincolo del pareggio di bilancio impostoci dall’Europa dei governi delle destre e che segue la stipula del nuovo trattato fiscale, occorrerà una maggioranza qualificata dei 2/3 dei parlamentari. Volendo semplificare, con esso si introdurrà una sorta di proibizione per legge delle politiche keynesiane anticicliche, costituzionalizzando il diniego di un qualsivoglia intervento pubblico in economia, di una qualsivoglia riforma del welfare nel solco della migliore tradizione del modello sociale continentale e di una qualsivoglia possibilità di redistribuzione del reddito per ridurre le disuguaglianze e far ripartire l’economia sostenendo la domanda di beni e di servizi e rilanciando gli investimenti pubblici e privati.

Nel caso della bozza del governo sulla riforma del mercato e del diritto del lavoro, è oramai ufficiale la rottura con la CGIL e si rimanda il tutto alle Camere. Si sopprime di fatto l’Articolo 18, si riducono le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, si riducono le risorse per gli ammortizzatori sociali scaricandone tutto il peso sui lavoratori e le piccole imprese, si genera più precarietà soprattutto tra le giovani generazioni, si rendono completamente libere le mani delle imprese per i licenziamenti e si determina un ulteriore contenimento dei salari, già tra i più bassi d’Europa.

In entrambi i casi si prefigura un duro attacco alle lavoratrici e ai lavoratori senza perciò aggredire le cause vere della crisi economica e sociale, perseverando anzi nelle politiche liberiste più estreme ed oggi, alla luce dei fatti, dei dati e delle tendenze, tecnicamente recessive.

Vorremmo perciò sapere cosa pensano e come intenderanno votare questi due storici provvedimenti i parlamentari eletti in Umbria. Di alcuni di essi sappiamo solo che sono dei nominati e l’Umbria la conoscono solo in cartina geografica, per i Santi o al massimo per averne gustato di passaggio le bellezze panoramiche e le specialità enogastronomiche, di altri sappiamo invece che hanno un radicamento effettivo nella nostra Regione, anche nel mondo del lavoro, e sappiamo che hanno ruoli importanti nei gruppi parlamentari e nelle segreterie nazionali.

Per quelli della PDL (i senatori Asciutti, Benedetti Valentini e Spadoni Urbani; i deputati Rossi, Laffranco, Girlanda e Speciale (?)) immaginiamo già la risposta anche se a tutti farebbe bene il ripasso di qualche testo di economisti effettivamente liberali o una riflessione più profonda e più serena, non necessariamente in linea con il liberismo populista tradizionale del loro partito, ma più aderente alla realtà della crisi che attanaglia anche la nostra Regione e alle risposte nuove che servirebbero.
Da quelli del PD (i senatori Agostini, Ferrante (?), Fioroni e Rutelli (?); i deputati Verini, Trappolino (?), Sereni, Gozi (?) e Bocci) vorremmo invece delle risposte non scontate e più esaurienti. In entrambi i casi pretenderemmo che non votino a cuor leggero e spieghino bene le ragioni della loro adesione al massacro sociale che si compie. Se ci convinceranno della loro bontà, potremmo anche cambiare opinione.

Nel caso in cui votino la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e la soppressione delle ultime tutele disponibili alle lavoratrici e ai lavoratori italiani, ci risparmino però, da qui in avanti, le loro lacrime di coccodrillo e le loro lezioncine apprese di fretta nei manuali della vulgata neoliberista. E non tornino più in Umbria a lamentarsi della crisi economica e sociale dei nostri territori, dei licenziamenti, dei tagli alla scuola e all’Università, della crescita che non si vede o dei tagli ai Comuni o della loro impossibilità a mantenere servizi e promuovere investimenti. Almeno questo, per il resto continuino pure a fare la carità. Diciamola meglio. Non vengano più a prendere in giro quello che dovrebbe essere il loro popolo, quello che l’ha votati, non così utilmente come sperava.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

 

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