di Elio Clero Bertoldi

Artemisia Lomi  Gentileschi (1583-1653), grande pittrice di scuola caravaggesca, ebbe una vita avventurosa e, giovanissima, subì pure uno stupro commesso da Agostino Tassi, artista collega del padre, Orazio, anche lui pittore, al quale era stata affidata per migliorare le sue già spiccate, promettenti qualità. 
L’aggressore, pur condannato, non scontò pene, protetto da personalità importanti della Roma del tempo. E toccò a lei (che per dimostrare la verità dei fatti denunciati fu persino costretta a subire dolorose torture) lasciare, per opportunità, Roma, spostandosi a Firenze.
E divenne, Artemisia, la prima donna in assoluto ad essere accettata ed iscritta all'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, nel 1616. 
Amica di Galileo Galilei e di Michelangelo Buonarroti il giovane (nipote del grande Michelangelo), come attestano le lettere intercorse tra di loro (una delle poche donne dell'epoca che sapesse leggere e scrivere), viaggiò in Italia e all'estero - sempre molto ricercata ed apprezzata - e morì a Napoli, città in cui visse per oltre venti anni. 
“Danae" è il titolo di questa opera del 1612, eseguita non molto dopo il terribile stupro subito in casa, in cui Artemisia ripropone il mito della donna amata da Zeus sotto forma di una pioggia di oro. 
La posa della Danae, piuttosto in carne, è molto sensuale e teatrale. La carica erotica della scena si attenua con la presenza dell'ancella, del tutto disinteressata agli eventi, intenta a raccogliere quanta più pioggia d'oro può, tenendo alta e larga la sua gonna.

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