Art.18. Il brutto pasticcio esecutivo allarma Confindustria, ma solo nel metodo
Di Fabrizio Salvatori
“E’ chiaro che se si parla solo di Articolo 18 si comincia male". Anche Alberto Bombassei, tra i maggiori papabili nella futura guida di Confindustria, tira le orecchie al ministro del Lavoro Elsa Fornero. E le tira anche piuttosto energicamente. Non sul merito, ovvio, ma sul metodo. E’ già la seconda volta che i “tecnici” sbagliano il metodo, la prima è stata sulla previdenza. Sarà un caso? Forse no. Susanna Camusso sentenzia: "Sui licenziamenti stesse idee di Berlusconi".
Vogliono regolare i conti con il mondo del lavoro a modo loro. Stavolta però, la Confindustria, come ha ribadito ieri la leader Emma Marcegaglia, non vuole “spargimenti di sangue”. Anche per il presidente Napolitano non è il momento di "usare toni sprezzanti".
Intanto, mentre si aspetta la convocazione delle parti sociali, la bandiera dei licenziamenti facili è in campo. La novità è che la caduta di stile e gli argomenti fortemente ideologici dell’esecutivo stanno ritoccando, e non poco, gli schieramenti politici. Non tutto il centrodestra, per esempio, è d’accordo con Monti e Fornero, come fa capire la deputata Alessandra Mussolini, che ha definito l’Articolo 18 "non priorità". E anche nell’area Pd, da alcuni settori insospettabili, arrivano delle vere e proprie bocciature, come da Franco Marini, vicino all’area cattolica. Il capogruppo del Pd, Cesare Damiano, contro l’abolizione dell’Articolo 18, indica alcune proposte per ovviare al dramma della precarietà.
In una intervista che uscirà domani su Liberazione, Nanni Alleva, giuslavorista sostiene che è falso sostenere che una maggiore licenziabilità spingerebbe gli imprenditori ad assumere. "Vuol dire che se non posso disporre di un dipendente come meglio credo non lo prendo come mio collaboratore?", si domanda Alleva. "Le nuove norme dicono che non c’è nessuna relazione tra la licenziabilità e l’assunzione - aggiunge -. In America, dove l’articolo 18 non c’è, ci sono venti milioni di disoccupati tra i giovani. E poi va detto chiaro che senza articolo 18 la dimostrabilità del licenziamento ingiusto è in capo al lavoratore. Vorrei sottolineare che se il lavoratore deve dimostrare la discriminazione non ci riuscirà mai".
Sul tema è intervenuto anche il segretario del Prc Paolo Ferrero. "La difesa dei lavoratori non passa attraverso lo scardinamento dei diritti acquisiti negli anni, come lo Statuto dei Lavoratori. L'articolo 18 non si tocca. Quanto alla precarietà e ai salari bassi, al ministro Fornero suggerisco una ricetta che predichiamo da tempo: cancelli la legge 30, che in Italia ha sdoganato la flessibilità declinata essenzialmente come precarietà per i lavoratori, soprattutto per i giovani. Con i diritti cresce l'occupazione, crescono i salari, crescono i consumi. Non con una manovra recessiva, non annunciando possibili riforme di elementi inalienabili e inattaccabili come l'articolo 18".
Fonte: controlacrisi.org
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