di Fabio Sebastiani

Conto alla rovescia per la riforma del mercato del lavoro. La prossima settimana il ddl è atteso in Parlamento, mentre resta alta l'attenzione sul tema ormai diventato centrale, quello dell'articolo 18, sul quale interviene anche la Cei. Sarà il presidente del Consiglio Mario Monti, al suo rientro dal viaggio in Medio Oriente, a stabilire quando e da quale ramo del Parlamento partirà l'esame del disegno di legge, ma appare ormai scontato che la proposta verrà depositata la prossima settimana, cioè prima di Pasqua.

Intanto, il leader del Pd Pier Luigi Bersani è già al lavoro per confezionare quello che senza ritegno chiama il “punto di caduta”: “Cambiamo insieme l'articolo 18, non possiamo mandare all'aria la riforma”, dice. “Io vedo la possibilità di un punto di caduta condiviso in Parlamento e lo scenario di un incaponimento del governo non lo prendo nemmeno in considerazione”, aggiunge. Insomma, l’Articolo 18 viene depotenziato attraverso il “cosidetto modello tedesco”. Ma “non per lasciare le cose come stanno”, aggiunge. “Diamo al giudice - spiega - la possibilità di scegliere soltanto nei casi di licenziamento non giustificato da motivazioni economiche tra due opzioni: il reintegro o l'indennizzo”.

Quindi la causa economica viene lasciata così come l’aveva riformulata il Governo. Non solo, Bersani si dice pronto a mettere sul tavolo della trattativa alcune delle richieste del Pdl sulla “flessibilità in entrata”, “soprattutto se si tratta di alleggerire un certo carico burocratico”. Bersani preme soprattutto per trovare un punto di “equilibrio” e per “approvare il testo in tempi rapidi”. “Almeno in un ramo del Parlamento - afferma - vorrei chiudere la sostanza del problema anche prima del 6 maggio, prima delle amministrative. Non si può lasciare per aria questo tema per troppo tempo, nessuno ci guadagna a perdere giorni”. Il nodo principale è quello dell'articolo 18.

Sul tema è intervenuto ieri anche il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, mentre fuori dalle chiese la Cgil distribuiva volantini contro i “licenziamenti facili”: “Confido - ha dichiarato il cardinale - che ci sarà un ulteriore approfondimento per arrivare a soluzioni migliori e il più possibile condivise”. Secondo Bagnasco si tratta di “questioni delicate”, ma che vanno trattate “con serenità di intelligenza, di animo. Perchè, al di sopra di tutto, c'è il bene del Paese e, quindi, di tutti coloro che fanno il bene del paese, attraverso il lavoro e non solo”. Nonostante gli auspici di tanti, però, trovare la sintesi non sarà facile. Monti, secondo indiscrezioni, già martedì dovrebbe esaminare il testo finale insieme al ministro del Lavoro Elsa Fornero: a quel punto si vedrà se ci saranno novità sul tema licenziamenti e la palla passerà alle Camere.

L’Articolo 18, poi, fa il paio con il tema degli esodati, che rischia di diventare un nervo scoperto all'interno del Governo. Dal sottosegretario al Tesoro, Gianfranco Polillo, arriva una possibile apertura a chi ha accettato di andare in pensione prima che la riforma allungasse l'età pensionabile e si ritrova quindi senza stipendio nè assegno pensionistico. “Gli esodati - ha spiegato nel corso di In Onda su La7 - hanno firmato un accordo con le aziende; se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell'accordo, secondo i principi generali dell'ordinamento giuridico, possono chiedere che quell'accordo sia nullo”.

Parole che non hanno trovato una calda accoglienza al Ministero del Lavoro: se il sottosegretario ha la ricetta giusta per risolvere il problema degli esodati, se ne deve far carico personalmente, spiegano da via Molise, facendo capire che la soluzione al vaglio del Governo non può essere solamente questa e deve essere discussa in altre sedi. Più dura la reazione della Cgil, che parla di “improvvisazioni irresponsabili” e si chiede se Polillo parli o meno a titolo personale e se sia stata avvisata Confindustria. “C'è troppa propaganda e troppa improvvisazione da parte del Governo”, aggiunge Vera Lamonica, segretario nazionale del sindacato, secondo la quale “in un tempo in cui il tema è diventato la libertà di licenziare, si scopre che qualcuno nel Governo pensa che si possano annullare accordi tra le parti, magari sottoscritti dallo stesso Governo”.

Fonte: controlacrisi.org

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