di Nicola Bossi

PERUGIA - L'approvazione del Governo sul passaggio del gasdotto Minerbio-Brindisi nel tratto umbro (appennino umbro-marchigiano con maggiore esposizione nel folignate) non sarebbe l'atto finale di una storia molto rischiosa. Per il Comitato No Tubo la situazione non è definitivamente compromessa, anche perchè un percorso alternativo c'è già. Tutto sotto il suolo marino dell'Adriatico. Ma oltre a questo ci sono i ricorsi e leggi che gli enti locali umbri maggiormente colpiti - Foligno, Gubbio, Gualdo, Nocera e Città di Castello - possono mettere in atto sperando nel Tar.

"Per noi (Comitati, Associazioni, ppopolazioni, istituzioni locali) - hanno scritto in una nota ad Umbrialeft i vertici del Comitato - la battaglia non è finita: l’iter autorizzativo si concluderà solo con il decreto del Ministero delle Infrastrutture e dopo l’acquisizione dele intese Stato-Regione. Le Regioni Umbria e Marche e le Istituzioni locali che sino a oggi hanno lavorato assieme ai Comitati e alle Associazioni, devono esercitare, ora piu’ che mai, fino in fondo il ruolo di difesa dei cittadini e dei loro territori, con tutti i mezzi disponibili. Oltre alla mobilitazione ed al presidio dei territori minacciati dallo scellerato progetto, assumono assoluta priorità due azioni: - impugnare il decreto, da parte delle Amministrazioni locali, davanti al T.A.R. (in Abruzzo e’ gia’ in corso da parte dei Comuni dell’Aquila e di Sulmona e di alcune associazioni) - approvare anche in Umbria e nelle Marche una legge regionale (sulla stessa linea di quella in corso di approvazione in Abruzzo) sull’incompatibilità di opere come i grandi metanodotti e le aree a elevata sismicità". 

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