PERUGIA - “Il Parlamento, in sede di conversione della manovra governativa, riconsideri la norma abrogata relativa agli appalti”. È quanto auspica l’assessore regionale Stefano Vinti, condividendo le preoccupazioni espresse dal presidente della Commissione regionale d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Umbria, Paolo Brutti, in merito alla abrogazione, a seguito della manovra Monti, della norma (art. 81, comma 3bis del D.Lgs. n. 163/2006) che prevedeva, di fatto, che le offerte negli appalti dovevano essere al netto del costo del personale, “ovvero – spiega Vinti - che i relativi costi non potevano essere oggetto di ribasso, con tutte le conseguenze che ciò può comportare, primo tra tutti, l’apertura di spazi per le organizzazioni mafiose”.

“In Umbria – sottolinea Vinti – il quadro giuridico è diverso. La legge regionale n. 3/2010, in materia di appalti pubblici di lavori, contiene infatti l’articolo 23 che prevede l’obbligo, per chi bandisce una gara, di indicare specificamente e separatamente dall’importo dell’intervento, oltre ai costi e agli oneri della sicurezza, anche il costo presunto della manodopera utilizzata, che non è soggetto a ribasso d’asta”.

“Questo – aggiunge – vale anche per i contratti di subappalto, i contratti più appetibili dalle organizzazioni criminali. Tale norma è ad oggi pienamente vigente ed operativa, tant’è che di recente la Regione ha dato attuazione al principio con la delibera 569 del 7 giugno scorso, che fissa le ‘Linee guida per il calcolo dei costi, degli oneri della sicurezza e del costo della manodopera’”.

In considerazione della rilevanza che la disciplina riveste in materia di salvaguardia del lavoro e della sicurezza, l’assessore Vinti auspica “che, anche a livello nazionale, il Parlamento, in sede di conversione del decreto legge ‘Monti’, possa riconsiderare la norma abrogata”.
 

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