PERUGIA – “Non aderiremo a nessun tavolo unitario sulla bilateralità e a una visione falsamente comune dei contratti finché all’Aniem-Confapi Umbria non verrà riconosciuto il posto che le spetta di diritto in seno agli enti bilaterali dell’edilizia”. Lo ha ribadito con fermezza il Presidente regionale Aniem-Confapi, Sergio Vincioni, alle organizzazioni sindacali di settore durante l’incontro per il rinnovo dell’integrativo al contratto collettivo nazionale Aniem-Confapi”.

“Il dialogo con i sindacati per il rinnovo dell’integrativo - spiega Vincioni - va avanti. Anzi, in questa fase che vede ancora sofferente il settore per il perdurare degli effetti della crisi, la contrattazione diventa un momento fondamentale per la classe imprenditoriale, chiamata a rivedere con responsabilità scelte e percorsi della politica industriale. Ma proprio perché la congiuntura impone una sinergia di qualità per rilanciare il comparto, non è più rinviabile l’ingresso dell’Aniem-Confapi Umbria negli enti dell’edilizia”.

“Non possiamo contare, come le altre associazioni – sottolinea il Direttore dell’Associazione Guido Perosino - sulle risorse economiche derivanti dal riconoscimento delle quote di adesione contrattuale che le nostre imprese versano a Cassa Edile, Scuola Edile e CPT. Nonostante questo legalità, sicurezza e formazione sono i punti cardine della politica del fare dell’Aniem-Confapi: ricordiamo la nostra campagna di sensibilizzazione alla sicurezza, unica tra le iniziative locali ad essere diffusa dalla Rai; il corso per il preposto, il primo ad essere realizzato in Umbria; la gratuità dei corsi di formazione sul settore, per non gravare su imprese e lavoratori e, da ultimo, la risposta che le nostre imprese hanno dato sul piano di formazione sulla sicurezza varato dalla Regione nei mesi scorsi”.

“E’ inconciliabile la discrepanza – rileva Giannantonio Chiocci, Presidente della sezione perugina dell’Aniem – tra la funzione pubblicistica assunta dagli enti bilaterali in materia di durc, formazione e sicurezza da un lato e, dall’altro, una rappresentatività incompiuta degli enti stessi perché privi, senza giustificabile motivo, del settore che ancora oggi resta il motore dell’economia e per questo al centro dalle politiche industriali, ovvero le piccole e medie imprese.” “Tutto ciò - conclude Chiocci - impone una riflessione responsabile da parte delle associazioni e dei sindacati su un sistema che si arroga diritti e si attribuisce conquiste ma che, di fatto, priva le piccole e medie imprese e i lavoratori di rappresentanza e di risorse”.
 

Condividi