PERUGIA - Un giovane ogni quindici giorni sceglie di diventare imprenditore agricolo. La stima al 2011, aggiornata in difetto, e' dell'Anga, l'Associazione Giovani agricoltori della Confagricoltura provinciale di Perugia. Si tratta - e' detto in una nota dell'associazione agricola - per lo piu' di giovani di sesso maschile (per il 70%), anche se le donne sono in forte ascesa (+23%), con un'eta' compresa fra i 35 ed i 40 anni, colti e preparati (il 70% possiede un diploma di laurea).

Si rivolgono, quando non provengono da una tradizione familiare, alle attivita' agricole altamente specializzate, come l'agriturismo, le coltivazioni biologiche e la trasformazione dei prodotti agricoli.

''Sono dati che incoraggiano soprattutto le giovani leve del settore e quelli che gia' in qualche maniera ne fanno parte, segno che l'agricoltura riesce ancora a catalizzare nuovamente quei giovani che per anni sono stati dati in fuga frettolosa dal settore primario'', ha commentato Anna Ciri, presidente Anga Perugia. Ma ''sono ancora troppe - sottolinea la federazione perugina - le 'barriere d'ingresso': burocrazia, accesso al credito e, per il settore agricolo, difficolta' di acquisire la terra. Avviare un'impresa in agricoltura, e poi gestirla, e' una fatica titanica''. Ad esempio, un'azienda agricola media ha un carico burocratico che Confagricoltura Perugia ha quantificato in due giorni di lavoro a settimana e oltre 100 in un anno, che vengono sottratti all'attivita' imprenditoriale vera e propria.

''Anche per tale ragione - ha osservato ancora la Ciri - scegliere di fare l'agricoltore oggi non puo' essere un ripiego: ci vogliono terra, conoscenze, progetti, strumenti e passione. Bisogna considerare il comparto agricolo un anello centrale della filiera, concentrare tutte le azioni sulla crescita della dimensione e di conseguenza sulla competitivita'. Infine bisogna migliorare qualitativamente, anche attraverso la ricerca, gli elementi distintivi della nostra agricoltura''. E' proprio l'agricoltura, infine, uno dei settori economici in cui si registra il piu' alto tasso femminile ai vertici delle imprese.

''Successi a parte - ha continuato Anna Ciri - possiamo e dobbiamo fare di piu', magari partendo dal successo dei percorsi formativi a tutti i livelli. E' fondamentale considerare il ricambio generazionale una priorita' e mettere in atto tutte le misure necessarie per incoraggiare la nascita di nuove imprese. Va anche affrontato il tema della riduzione del costo del lavoro agricolo con una particolare attenzione alle aziende condotte da giovani under 40. Alle giovani imprese e' necessario riconoscere incentivi per l'assunzione di manodopera e per il pagamento dei contributi previdenziali per lavoro autonomo. Bisogna infine - ha concluso - saper cogliere e promuovere le conseguenze positive generate dallo sviluppo del settore perche' oggi l'agricoltura deve fare sistema con il turismo, l'artigianato, ed essere sostenibile da un punto di vista ambientale''.
 

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