Pieno sostegno alla Regione Lazio che ha indetto un concorso riservato ai soli medici non obiettori per l'ospedale San Camillo.

L'applicazione corretta della legge 194 deve prevedere l'obiezione di coscienza per i medici e il diritto di accedere ai servizi che permettono l'interruzione volontaria della gravidanza, cosi come ci ricorda l'Europa a cui siamo proni solo quando si tratta d'applicare le politiche economiche di austerita'.

Paradossalmente in Italia, questo governo Gentiloni e questa ministro della salute di centro-destra, Lorenzin, salvaguardano solamente il diritto all'obiezione (sic!) dei medici e non i diritti delle donne.

Una vera e propria vergogna internazionale, che ricorda piu' lo Stato Pontificio che non la democratica e moderna Repubblica italiana.

Oggi in Italia e in Umbria i diritti delle donne che ricorrono all'aborto sono calpestati da un abnorme numero di medici obiettori impiegati nelle strutture pubbliche, pagati con le tasse dei cittadini che non possono obiettare.

Le donne hanno il diritto di poter scegliere liberamente di diventare madri e la Repubblica, in tutte le sue articolazioni, comprese le Regioni, hanno il dovere di garantire la corretta applicazione della legge 194.

La legge non è applicata in almeno il 35% delle strutture pubbliche, mentre ci sono zone del Paese dove l'obiezione dei medici supera il 90%.

Mediamente sono obiettori 7 medici su 10, in Italia come in Umbria.

La legge dovrebbe garantire che ogni struttura pubblica di ginecologia abbia almeno il 50% dei medici non obiettori.

Per superare, anche in Umbria, le medesime difficoltà che si registrano nel resto d'Italia, la Regione dovrebbe prevedere un concorso riservato ai soli medici non obiettori al fine di garantire il pieno rispetto dei diritti delle donne e del personale medico.

STEFANO VINTI,
Assemblea Nazionale Sinistra Italiana

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