di Martina Toti

Complice la pandemia, con più di 700mila morti, questo 2020 sarà paragonabile all'inverno del 1944, quando l'Italia era in piena guerra mondiale e civile. Il presidente di Confindustria Macerata, però, pensa che le persone siano "stanche e vorrebbero venirne fuori, anche se qualcuno morirà". Poi si scusa. La frase gli costa un procedimento da parte dell'associazione ma in fondo è solo la conferma di un sistema che continua a mettere il profitto prima delle persone

È l’inverno più duro quello del 1944. È l’inverno in cui partigiani e nazifascisti si fronteggiano. È l’inverno in cui si muore. Tanto. L’Italia è stretta nella morsa del gelo, della fame e della guerra. Rastrellamenti, fucilazioni, uccisioni in strada portano la conta delle vittime a più di 700mila. Come in questo 2020 condannato dalla pandemia. Lo dicono le statistiche dell’Istat mentre il bollettino della Protezione civile e del ministero della Salute conferma che il dato giornaliero più preoccupante è proprio quello delle vittime: solo ieri 846 persone. E così anche se quella contro il covid non è una guerra mondiale ma una pandemia, complice il virus di morti quest’anno ce ne sono tanti quanti in quell’inverno.

A Domenico Guzzini però non sembra importare. La sua azienda produce oggetti di design per la tavola e la casa e a Natale fa affari d’oro. È il presidente di Confindustria Macerata e ospita un forum online sul “Made for Italy” al quale partecipano il governatore della Regione Marche Francesco Acquaroli e il neosindaco della città, il leghista Sandro Parcaroli.

“Siamo stati colpiti dalla crisi, ma siamo duri a morire. – afferma Guzzini - Come sapete ci aspetta un Natale molto magro, stanno pensando addirittura di restringere ulteriormente e questo vuol dire bloccare anche il retail che si stava rialzando per la seconda volta da una crisi e lo stanno mettendo nuovamente in ginocchio“. Infine aggiunge: “Io penso che le persone siano stanche e vorrebbero venirne fuori, anche se qualcuno morirà pazienza. Così secondo me diventa una situazione impossibile per tutti”.

Più di 700mila morti, pazienza. 846 persone che non ce l’hanno fatta in un solo giorno, pazienza. Non bloccate il retail, però, perché gli imprenditori – loro sì - sono duri a morire ma un Natale magro non si augura nessuno. Neanche nell’inverno del 1944.

Il video viene diffuso. Guzzini si scusa. “Preso dalla discussione, ho fatto un’affermazione sbagliata”. Si dice addolorato, solo dopo ha realizzato “quanto fosse grave e distante da ciò che penso”. Confindustria avrebbe aperto nei suoi confronti un procedimento davanti al consiglio etico dell'associazione. Cgil, Cisl e Uil provinciali denunciano: “La naturalezza con cui ha proferito questa mostruosità fa nascere il sospetto che questo pensiero sia, in certi ambienti, comune e condiviso e sveli la vera natura delle logiche che muovono certa imprenditoria. Parole che denotano l’assoluta mancanza di umanità e doveroso rispetto per il dolore delle numerose famiglie che anche in questi giorni piangono la perdita di persone care. Nelle Marche sono decedute a causa del Covid 1.428 donne e uomini e ben 65.011 sono i morti a livello nazionale che pongono l’Italia al primo posto in Europa per numero di decessi". 

Intanto parla Guzzini e sembra di risentire Stefano Scaglia, suo omologo bergamasco che mentre la sua provincia diventava uno dei più grandi focolai d’Italia lanciava il video “Bergamo is running” per rassicurare – spiegava dopo – gli investitori. Si disse allora che anche i ritardi nell’istituzione della zona rossa dipesero da pressioni di alcuni industriali che non volevano chiudere neppure davanti a un’emergenza senza precedenti. D’altro canto sempre a marzo e aprile mentre l’Italia era in pieno lockdown molte imprese giocavano la loro partita sui codici Ateco che definivano i lavori essenziali scongiurando così il blocco delle loro produzioni. Per arrivare a un protocollo condiviso c’è voluta la minaccia di uno sciopero e un lavoro costante fabbrica per fabbrica, ufficio dopo ufficio, da parte dei delegati sindacali. C’è voluto che oltre ai sindacati anche il governo e Confindustria decidessero che il bene primario da tutelare sempre è la salute e la sicurezza delle persone perché la loro vita viene prima.

Ma evidentemente a furia di chiamarli contagi e decessi, in molti stanno tornando a dimenticare che tutti quei morti sono esseri umani. Che erano madri, padri e figli di qualcuno. Che avevano legami, affetti, speranze. Che avevano lavorato, lavoravano o avrebbero voluto farlo ancora o per la prima volta. O forse chissà non lo dimenticano. In fondo non è mai interessato davvero. Almeno non quanto interessano i soldi che poi in fondo è la stessa storia (sbagliata) di sempre che mette la vita delle persone dopo e mai prima del profitto.

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