da INVICTUS.

Questa è una storia d’amore. L’amore può avere diverse forme. Questa storia le contiene tutte. È la storia di un uomo che spese tutta la sua esistenza con amore. È la storia di un amore tra un uomo e una donna. È una storia di amore verso lo sport, il calcio. È la storia di un amore patriottico. È la storia di un uomo che, caracollando con un pallone tra i piedi, espresse tutto il suo amore per la libertà.
Matthias Sindelar, nasce a Kozlov, nella Moravia Austriaca, oggi Repubblica Ceca, il 10 febbraio del 1903. Figlio di un muratore, all’età di tre anni si trasferisce con la famiglia a Vienna. I Sindelar, trovano alloggio nel quartiere “Favoriten”, un rione pieno zeppo di immigrati, corsi nella capitale austriaca in cerca di fortuna. Matthias nelle strade del quartiere viennese scopre il calcio e se ne innamora perdutamente. Spende tutti i suoi pomeriggi giocando a piedi nudi lì nelle strade polverose del “Favoriten”. Nel 1917, il padre viene ucciso sull'Isonzo durante la “Grande Guerra”. Matthias diventa adulto in fretta e per amore della madre e delle tre sorelle, comincia a lavorare duramente nell'umile lavanderia di famiglia. Ma l’amore per il calcio non si placa. Nel tempo libero continua a giocare tra le fatiscenti case del quartiere viennese. Nel 1918, viene notato da Karl Weimann, un insegnante. Weimann è estasiato da quel ragazzino biondo dagli occhi azzurri. È affascinato dalla sua tecnica. Nonostante un fisico gracile, ha un dribbling ammaliante, un ‘eleganza eterea. Entra nelle giovanili dell’Herta Vienna, la squadra di calcio del quartiere. Il suo fisico è alto, slanciato, gracile, deficitario, ma le sue capacità tecniche e tattiche sono notevoli. Tali caratteristiche gli valgono il soprannome di “Der Papierene”, carta velina. Matthias è etereo e fragile come la carta velina, ma la sua fantasia, la sua tecnica calcistica sono eccelse. Nel 1921 debutta in prima squadra. È un centravanti atipico. È mobile, tecnico. Gli piace dribblare e fraseggiare con i compagni. Nel 1923, si infortuna al menisco del ginocchio destro, mentre è a casa, cadendo dal bagno. L’infortunio potrebbe mettere fine precocemente alla sua carriera. È tanto gracile quanto caparbio. Viene operato e torna a calcare i campi di gioco più forte e determinato. Nel 1924, “Carta Velina” viene ceduto all’Austria Vienna. Negli anni diventa il punto di riferimento, il faro della compagine viennese e, al contempo, il beniamino indiscusso dei tifosi della viola capitolina. Con l’Austria Vienna conquisterà: un campionato, cinque coppe nazionali e due coppe dell’Europa Centrale, competizione assimilabile all'odierna Champions League. Sindelar è uno dei giocatori più forti e famosi dell’epoca. A tal talento, nel 1926, si spalancano le porte della nazionale. Gioca stabilmente in nazionale fino al 1929. Dopo un incontro perso malamente, e dopo una pessima prestazione, il CT austriaco, Hugo Meisl, ne critica aspramente il gioco deficitario dal punto di vista fisico. Sindelar viene allontanato per ben 14 incontri internazionali. Nel 1931, su pressione della stampa e dei tifosi, Meisl ci ripensa e decide di avvalersi nuovamente di Sindelar. Nasce il Wunderteam, una compagine pressoché perfetta, impreziosita dalla fantasia e l’imprevedibilità di “Carta Velina”. Il Wunderteam, con Sindelar, vincerà ben 12 incontri su 16 disputati, battendo alcune tra le più grandi nazionali dell’epoca. Il 7 dicembre del 1932 a “Stamford Bridge”, contro l’Inghilterra, Sindelar disputa una delle sue migliori partite in carriera. Segna un gol spettacolare prendendo palla a metà campo e dribblando l’intera difesa avversaria. L’Austria esce sconfitta per 4-3, ma i “maestri del calcio” rimangono estasiati dalle giocate del “Mozart del pallone”. Nel 1934, Matthias con il Wunderteam, disputa i mondiali di calcio. L’Austria è tra le favorite, ma il cammino si conclude a San Siro, in semifinale, contro l’Italia. Monti picchia ripetutamente Matthias. Guaita segna il gol partita, l’arbitro fa il resto. L’Italia va in finale. All’Austria non resta che la finale di consolazione. Concluderà quarta. Ma quella finale “Der Papierene”, non la gioca. I calci di Monti lo spediscono all'ospedale. Nel dolore incontra l’amore, quello vero. Tra le corsie del nosocomio incontra Camilla Castagnola. È un’insegnante italiana ed è ebrea. “Carta Velina” se ne innamora perdutamente.
3 aprile 1938. Allo stadio Prater di Vienna si gioca una partita particolare, speciale. Si gioca quella che passerà alla storia come la “Partita della Riunificazione”. Per celebrare, l’”Anschluss”, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, s’ incontrano le compagini nazionali dei due paesi. Dopo quella partita l’Austria non esisterà più in quanto tale. La nazionale austriaca cesserà di esistere. I migliori giocatori del Wunderteam saranno assorbiti dalla nazionale tedesca. In occasione di quell'incontro, Sindelar, capitano degli austriaci, chiede ai nazisti di consentire alla propria nazionale di giocare con la maglia rossa e i pantaloncini bianchi, indossando i colori della bandiera del proprio paese. Dai nazisti quella richiesta viene accolta. Ma anche i tedeschi hanno una richiesta: gli austriaci quella partita devono perderla, o comunque non devono vincerla. Sindelar non è d’accordo. Più volte sbeffeggia e irride gli avversari. Più volte può segnare facilmente, ma non lo fa. Al minuto ‘70, Matthias decide di mettere fine a quella farsa. Segna il gol del vantaggio austriaco. Con tutta la gioia che ha in corpo corre ad esultare sotto la tribuna autorità piena zeppa di gerarchi nazisti. Nel finale Karl Sesta sancisce il definitivo 2-0 per gli austriaci. A fine partita le squadre si piazzano al centro del campo. Come da protocollo, i giocatori sono chiamati a sfoggiare il saluto nazista. Sindelar e Sesta restano con le braccia lungo i fianchi. Sarà l’ultima partita di Matthias in nazionale. Con lo scioglimento dell’Austria, “Carta Velina” decide di non giocare per la nazionale tedesca, nonostante le prolungate lusinghe del leggendario CT teutonico Sepp Herberger. L’amore di Matthias per la sua patria era troppo forte. Ufficialmente Matthias declina la convocazione in virtù del problema al ginocchio che lo assillava dall'inizio della carriera. Si ritira dal calcio. Rileva un bar da un amico ebreo e continua la sua storia con Camilla. Ama un’ebrea ed è solidale con la comunità ebraica. In special modo, più volte in pubblico, si mostra solidale con Michel Schwarz il presidente dell’Austria Vienna, cacciato dal club perché ebreo. Matthias non ama i nazisti, ama la libertà. Il 23 gennaio del 1939, Matthias Sindelar e Camilla furono trovati morti nel loro appartamento. Erano morti nel sonno, avvelenati dal monossido di carbonio, probabilmente sprigionato da una stufa mal funzionante. Questa la versione ufficiale. Sulla morte di “Carta Velina”, aleggia il mistero. Fu veramente una morte accidentale? Fu veramente una disgrazia? Oppure fu un suicidio? O fu ucciso da i nazisti, in quanto personaggio scomodo? I nazisti approfittarono della morte di Matthias a scopi propagandistici. Era un personaggio popolare, molto amato. Ne decretarono i funerali di stato. Accorsero migliaia di viennesi, di austriaci. In migliaia piansero e diedero l’ultimo saluto a “Carta Velina”.
Nel 1999 l'IFFHS ha eletto Matthias Sindelar il miglior giocatore austriaco del XX secolo e l'anno seguente è stato eletto «sportivo austriaco del secolo»
Questa è la storia di Matthia Sindelar. È la storia di “Carta Velina”, di un uomo dal fisico elegante e gracile, dagli occhi azzurri e i capelli biondi. È la storia di un calciatore dotato di una tecnica fuori dal comune che ammaliava i tifosi. È la storia di un uomo che con un pallone sfidò un regime. È la storia di un uomo che amava la vita e la libertà. È la storia di un uomo che visse per e con amore È semplicemente la storia del più forte di tutti…
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