ROMA - La Sezione Italiana di Amnesty International ha aderito anche quest'anno alla Marcia per la pace Perugia-Assisi. Domenica 25 settembre, gli attivisti e le attiviste dell'associazione per i diritti umani sfileranno dietro allo striscione "1.500 morti nel Mediterraneo. Europa dove sei?", per ricordare le oltre 1.500 persone morte a partire da marzo in mare mentre cercavano di fuggire dalla Libia e per chiedere all'Europa un accesso sicuro per le persone in fuga.

Pur essendo la protezione dei civili la ragion d'essere dichiarata dell'intervento della Nato in Libia - sottolinea Amnesty in una nota - gli Stati dell'Unione europea e la Nato non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire ai civili in fuga dalla Libia di mettersi in salvo. Da quando e' iniziata la guerra in Libia, molte persone hanno dovuto affrontare viaggi pericolosi, a volte fatali, attraversando il mar Mediterraneo verso le coste europee.

Pur avendo ricevuto in questi mesi soltanto il 2% dei richiedenti asilo, rifugiati e migranti fuggiti dalla Libia, gli Stati dell'Unione europea non hanno esitato a parlare di un "afflusso di massa", causato dall'instabilita' nell'Africa del Nord e hanno continuato a perseguire politiche di controllo delle frontiere a spese dei diritti umani.

"Tutto cio' - continua Amnesty - segue a un periodo di intensa collaborazione con il governo del colonnello Gheddafi, cooperazione che ha di fatto dato sostegno a prassi abusive nei confronti di rifugiati e migranti e rispetto alla quale l'Italia ha giocato un ruolo fondamentale. Piu' di recente l'Italia, con una scelta che solleva le preoccupazioni di Amnesty International, si e' impegnata in un memorandum firmato con il Cnt (il governo di transizione libico) a un'assistenza reciproca e alla cooperazione nella 'lotta alla migrazione illegale', incluso il 'rimpatrio di migranti illegali'. La firma di questo memorandum mentre in Libia infuriava il conflitto, in totale assenza di adeguate garanzie per i diritti umani e per il diritto dei rifugiati, solleva profondi timori che i diritti umani di migranti e rifugiati vengano ancora una volta sacrificati dalle politiche europee verso la Libia".

I paesi europei, ricorda infine l'organizzazione, "sono vergognosamente venuti meno al dovere di aiutare migliaia di rifugiati, per lo piu' africani, abbandonati nei pressi dei confini libici: solo otto governi dell'Ue si sono detti disponibili a reinsediare meno di 800 dei 5.000 rifugiati che versano in condizioni drammatiche lungo il confine libico-egiziano e libico-tunisino. Tra questi governi non c'e' l'Italia, alla quale Amnesty International chiede di fare la sua parte per evitare altre perdite di vite umane e facilitare l'accesso alla protezione".
 

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