Amianto/ Audizione in II Commissione sulla presenza nei siti produttivi umbri
PERUGIA - I problemi relativi al riconoscimento dei benefici di legge ai lavoratori esposti e alla presenza del materiale in edifici produttivi, uffici pubblici e tubature degli acquedotti sono stati affrontati durante l'audizione della Seconda commissione consiliare, che è svolta questa mattina a Palazzo Cesaroni, con i rappresentanti sindacali e di Confindustria sul tema “Presenza di amianto nei siti produttivi del territorio regionale”.
Il presidente Eros Brega ha inquadrato la questione ricordando agli intervenuti che si sono già svolti altri incontri e nuove audizioni sono in programma, “per arrivare ad un quadro univoco, che metta in chiaro la reale situazione, le eventuali prospettive, mettendo fine a speculazioni di ogni tipo. Una operazione di verità che permetta di non alimentare illusioni inopportune, facendo comunque chiarezza sull'argomento”.
GLI INTERVENTI
VASCO CAJARELLI (Cgil): “Cgil, Cisl e Uil hanno stilato, oltre un anno fa, una piattaforma consegnata alla Giunta regionale. La questione amianto è complessa, necessita di una mappatura vera da parte dell’Arpa, dato che l’ultima che è stata fatta funzionava per ‘autodenuncia’, ossia erano gli stessi soggetti a denunciare la presenza dell’amianto. Da quanto ci risulta la sua presenza è ancora molto forte. Non abbiamo in Umbria una discarica di amianto, ma c’è il problema di chi lo raccoglie e di come lo smaltisce. In una logica al massimo ribasso c’è il rischio che l’amianto rimosso finisca in discariche abusive. Serve una mappatura vera anche dell’amianto nelle industrie; abbiamo scoperto che nelle strutture delle cementerie c’è ne è una forte presenza. Anche nelle strutture civili, come le scuole, ci sono tetti di amianto. Nelle zone industriali ci sono moltissimi tetti di eternit, dato che si pensa erroneamente che esso non sia pericoloso finché non si sbriciola. Servirebbe un sostegno alle aziende per arrivare ad ‘amianto zero’ per le coperture civili e quanto industriali. C’è poi la questione acquedotti, quello di Perugia ha le condutture in amianto. Sostituire queste tubature sarebbe una grande piano per la sicurezza, il lavoro, la qualità della salute ed anche contro la dispersione idrica. Una parte delle risorse del Piano di sviluppo rurale dovrebbe andare a finanziare la bonifica delle strutture agricole dove ancora c’è amianto”.
MARCO PROIETTI (Cisl): “Si tratta di un problema complesso. Serve un tavolo di confronto che sia in grado di agire sui problemi specifici. Un organismo operativo in grado di poter intervenire. A Roma è stato costituito, anche se solo a livello tecnico e politico”.
ADOLFO PIEROTTI (Fim Cisl Umbria): “Ci sono due problemi, uno ambientale e uno relativo ai riconoscimenti. Bisogna fare chiarezza, individuare una legittima via sia per le bonifiche, sia per i riconoscimenti. Al ministero è stata affrontata una apposita discussione che ha prodotto un documento in cui si prevede di presentare le domande entro il 30 settembre. Ne va valutata l’utilità per noi”.
NICOLA PASINI (Uil): “Si riapre una partita che complessivamente aveva lasciato una serie di strascichi, soprattutto per quanto riguarda i riconoscimenti. Andrebbe forse aggiornata la legislazione regionale, per quanto riguarda lo smaltimento dell’amianto. Su Terni abbiamo iniziato il confronto sui riconoscimenti fino ai primi anni ‘90. Molto spesso chi doveva vigilare sull’amianto non ha svolto il proprio lavoro, per una serie di motivi. Esiste un percorso definito: ci sono organismi incaricati di valutare il documento di valutazione rischi, che deve essere consegnato agli organi di controllo. Già quindi si potrebbe fare una ricognizione sulla presenza della voce 'amianto' nei documenti di valutazione rischi. Un database che dovrebbe già esistere. Si potrà poi attivare un sistema di controllo per verificare se l’attività di smaltimento viene svolta in modo corretto. Una attività a cui i sindacati potrebbero contribuire, per arrivare a quella mappatura di cui si parlava. Per gli stabilimenti Thyssen di Torino vennero attivati i riconoscimenti-amianto nel 2002, di cui noi fummo informati a posteriori. Durante la trattativa al ministero su Terni, di questa possibilità si parlò solo in modo informale e nei corridoi. Il referente sarebbe comunque stato il ministero del lavoro, ma lo scenario amianto per abbattere gli esuberi non si è mai concretizzato”.
GIOACCHINO OLIMPIERI (Fismic): “Come sindacati abbiamo battuto molto, col ministero, per far inserire Terni nella lista dei siti nazionali che hanno problemi di amianto. Si tratta di una anomalia che risale al 2007 e che abbiamo segnalato con forza, dato che venivano indicati gli stabilimenti Ast, specificando però solo la sede di Torino. Negli stabilimenti di Terni continuano ad esserci bonifiche, anche negli ultimi mesi. Sarebbe stato fondamentale, durante la vertenza dei '40 giorni', avere uno strumento per ridurre gli esuberi. Da parte del ministero non c'è stata però nessuna apertura su questo argomento”.
CLAUDIO CIPOLLA (Fiom Cgil Terni): “Quello dell’amianto è un problema regionale, che come tale va affrontato. Noi ci siamo occupati del sito della Thyssen di Terni, dove c’è un riconoscimento dell’amianto che arriva al 1992, dato dopo una perizia dell’Inail, sentenze e cause. Allora venne stabilito che l’amianto non veniva più utilizzato nel processo produttivo. Però esso c’è ancora, cementato, incapsulato, all’interno dei forni. Deve essere monitorato per verificare se rientra nelle quantità limite ammesse. Asl e Arpa hanno svolto decine di monitoraggi e sostengono che i termini di legge vengono rispettati. I sindacati sono d'accordo per la riapertura dei termini per i benefici amianto ai lavoratori, per andare oltre il 2003 dato che l’amianto c’è ancora. Inoltre andrebbe applicata la legislazione e i paramatri applicati prima della legge attuale. Nel 1993 abbiamo promosso le prime cause pilota sull’amianto e a Terni abbiamo trattato quasi 2mila pratiche. Non è mai mancata l’assistenza ai lavoratori esposti all’amianto da parte dei sindacati. Andrebbe monitorata la salute delle persone, garantendo l’assistenza sanitaria, e l’ambiente, per quanto riguarda la bonifica e lo smaltimento. Il 20 maggio 2016 le Rsu di TK Ast ha chiesto di smaltire una quota di amianto presente negli stabilimenti, che pure rientra nei parametri di legge. Nelle trattative al ministero la vicenda amianto non è mai emersa, se ne è parlato solo durante una riunione ristretta quando Landini ha chiesto al ministro se questa strada poteva essere seguita. Ma la risposta è stata ferma e negativa. Il 4 agosto c’è una verifica al ministero e chiederemo ufficialmente conto di quanto è stato detto a questo proposito durante l’audizione della Seconda commissione”.
DANIELE FRANCESCANGELI (Ugl): “A Taranto c’è stato un convegno sull’amianto, da cui è emerso che esso veniva spruzzato sui muri per renderli ignifughi. Questo significa che le fibre di amianto stanno dappertutto. Nelle centrali termiche civili c’è l’amianto, così come nelle condotte. Questo materiale è dunque presente in quantità importanti. I sindacati vigilano e ascoltano le denunce dei lavoratori. Abbiamo sempre segnalato la presenza di amianto nei reparti. Durante la vertenza si svolgevano molte riunioni ristrette, durante le quali Regioni e Comune erano presenti. La Commissione potrebbe ascoltarli per capire se l’ipotesi di applicare i benefici di legge per gli esposti dell’amianto è emersa davvero”.
DOMENICO CAMARDESE (Fismic Terni): “Necessario un monitoraggio sulle bonifiche effettuate negli uffici pubblici e nelle scuole, dove l’amianto veniva impiegato per le coibentazioni”.
FABRIZIO FAMARINI (Cisl chimici): “La Basell sta portando via in questi giorni l’amianto dai suoi vecchi stabilimenti. Nel Polo Chimico Terni ci sono varie aziende, con sensibilità diverse al problema”.
RICCARDO MARCELLI (Fim Cisl Umbria): “Sul tema amianto i sindacati non hanno mai abbassato la guardia. Le leggi le fa la politica ed è eventualmente la politica chiamata a cambiare le leggi. Per Terni è stato utilizzato il metodo legislativo previsto, per Torino ne è stato utilizzato un altro, ma entrambi i percorsi rientrano nel perimetro legislativo. L'obiettivo che si è posto l'Europa è la cancellazione dell'amianto entro il 2018 e questo è un percorso da percorrere. Per quanto attiene l'aspetto sanitario, il picco per chi ha utilizzato fibre di amianto sarà tra il 2022 e 2024. Da oggi bisogna guardare con grande decisione al futuro e verificare la possibilità di intervenire per cambiare la legislazione in vigore”.
DOMENICO TASCHINI (Confindustria Umbria): “Siamo consapevoli che la normativa è di carattere nazionale, consente di andare in pensione in anticipo per chi ha lavorato esposto all'amianto. Siamo anche consapevoli che i benefici contributivi devono essere previsti per tutti i lavoratori, indipendentemente dalla regione di appartenenza e dal contesto lavorativo in cui hanno operato. L'utilizzo di amianto, in passato, da parte delle imprese era pienamente legittimo, all'epoca nessuno ne conosceva le conseguenze. Il massimo picco delle patologie è stato previsto tra il 2015-2020.
Il problema amianto va affrontato con un approccio di natura sociale. Nella realtà sono presenti molti più siti non lavorativi, di carattere privato, che siti lavorativi magari sanati nel tempo. L'approccio sociale al problema consentirebbe una rapida mappatura e una più efficace soluzione del problema. L'Umbria è stata un po' trascurata pur avendo i presupposti per affrontare il problema. Visto che le aziende sono direttamente coinvolte nel pagamento del premio supplementare presso l'Inail per la silicosi oltre al contributo per il fondo di solidarietà, siamo dell'avviso che il problema vada affrontato invece senza ulteriori costi per le imprese”.
GIUSEPPE FLAMINI (presidente Confartigianato Terni-vice presidente Confartigianato Umbria): “Quello dell'amianto è un problema di carattere sociale che si riflette sullo stesso tessuto sociale ma anche sulle imprese e sui costi da sostenere. L'amianto riguarda tutto il territorio regionale, ma in maniera particolare Terni sul quale territorio ci sono siti industriali importanti, molti dei quali datati. Per quanto riguarda l'Ast, alcuni dati parlano di una bonifica che si attesta sul 60 per cento. Va sottolineato comunque che il problema dell'amianto oltre a riguardare i lavoratori, che sono stati i più a contatto, a causa dello 'sfarinamento', riguarda anche i cittadini in generale. Ad oggi non disponiamo di un quadro preciso che riguarda anche l'aspetto immobiliare, perché ci sono palazzi importanti, condomini dove l'amianto è presente. Manca quindi un quadro preciso sul numero di interventi necessari. È giusto guardare l'aspetto sociale, ma è importante predisporre, attraverso la Regione e gli altri enti preposti, un piano serio che coinvolga tutti i soggetti interessati al problema. Per quanto riguarda i privati non bastano le agevolazioni dello sgravio fiscale, un previsione che non ha portato a grandi risultati. Vanno pertanto rivisti gli strumenti per uno sviluppo più rapido e veloce della situazione”.
INTERVENTI CONSIGLIERI
CLAUDIO RICCI (Ricci presidente): “Oggi ci sono arrivate informazioni preziose utili a definire una risoluzione unitaria. Come è stato più volte ribadito, serve una mappatura della situazione, anche in termini legislativi, un tracciamento che parta dall'origine fino allo smaltimento. Sono necessari piani di bonifica nazionali. Per quanto riguarda il problema dell'amianto diffuso, cioè nei sistemi privatistici, è necessario capire se potranno essere previste premialità per la bonifica.
ANDREA LIBERATI (Movimento 5 Stelle): “È chiaro che Terni ha subìto una discriminazione. Ma ora bisogna guardare avanti, lavorare tutti insieme nei diversi ruoli fino a creare un'importante gruppo di pressione. Siamo all'interno di una strada stretta: da un lato c'è l'urgenza della bonifica, dall'altro la mancanza di incentivi seri per mettere a punto questa operazione. L'Assemblea legislativa regionale dovrà insistere con forza per un miglioramento degli strumenti finanziari, più adeguati rispetto a quanto previsto ora per le bonifiche”.
EROS BREGA (Presidente Commissione): “Prosegue il nostro lavoro con l'obiettivo di arrivare entro l'anno ad esprimere una posizione chiara ed importante da parte della Regione Umbria. Per noi, incontrare i soggetti interessati alla questione, ed oggi l'abbiamo fatto con i sindacati e le associazioni di categoria, è importante per pianificare interventi condivisi. Il nostro intento è di non prendere in giro nessuno per questo lavoreremo con concretezza, chiarezza, trasparenza e soprattutto certi per il raggiungimento del risultato”.
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