Dopo il risultato dell’incontro tra i sindacati aziendali e la direzione Nestlè, sulla verifica dell’accordo aziendale, dobbiamo confermare che, pur preparati dai fatti avvenuti nei mesi passati, siamo rimasti enormemente sconcertati.

Nei giorni precedenti l’incontro abbiamo registrato, fra molti lavoratori e nei concittadini apprensione seria per la minacciata perdita di posti di lavoro, mentre il sindacato rivendicava con forza la piena validità dell’accordo sottoscritto un anno fa.

Ora l’azienda comunica, ufficialmente, che i livelli occupazionali non sono in linea con il quantitativo di produzione effettuato nella fabbrica di S. Sisto, pertanto altre persone entro un anno dovranno uscire.

Però ribadisce la validità dell’accordo, gli investimenti in marketing e in innovazione tecnologica, da realizzare tramite confronto nella commissione costituita allo scopo.

Anche i sindacalisti giudicano positivo sia il confronto sia il fatto che l’azienda è tornata a riconfermare lo spirito originario dell’intesa.

Proviamo allora a delineare i risultati di questo accordo:

Sono stati dismessi marchi famosi come le caramelle ( tra cui la Rossana) i biscotti-Ore liete,le strenne.

Nei prossimi mesi saranno espulse dal lavoro 340 persone, con incentivi all’uscita, l’utilizzo degli strumenti di legge(cassa integrazione, riduzione di orario e di qualifiche, ecc).

Ne viene fuori una fabbrica molto più piccola, con poco più di trecento lavoratori fissi, con lavorazioni di pochissimi prodotti, con più efficienza e produttività, ma con maggior sfruttamento del lavoro e flessibilità, con poco personale stagionale eventualmente richiamato per tempo limitato.

Verrà, naturalmente, aumentata la produzione del Bacio e degli altri prodotti e la loro esportazione in tutto il mondo ma pur prevedendo un sostanziale aumento di volumi, effettuati però con macchine tecnologicamente avanzate, questo non garantirà in futuro l’occupazione.

In ultimo, alcuni spazi dello stabilimento non verranno pienamente utilizzati, ed anche questo peserà notevolmente nelle decisioni aziendali future.

Di fronte a questa prospettiva, noi siamo seriamente allarmati per la Perugina, il cui futuro è minacciato dalla delocalizzazione delle produzioni e dalla perdita di altro personale, se non della sua stessa esistenza.

Ci rendiamo conto che sono timori gravi, ma per quanto ci riguarda, anche per gli aspetti sentimentali chi ci investono e ci coinvolgono nei confronti di questa azienda, sentiamo il dovere di esternare la nostra piena contrarietà a questo accordo, che è l’ultimo atto di un percorso industriale derivato, come conseguenza logica, delle decisioni contenute nel piano di ristrutturazione nazionale del gruppo Nestlè di fine anni novanta, e perseguite in questi anni alla Perugina-

Il patto di un anno fa, quindi, rappresenta senza dubbio un altro punto di svolta nella vita della azienda, con le attuali conseguenze e quelle future, perché non in grado di affrontare i nodi strutturali della fabbrica.

Noi pensiamo, invece, che per scongiurare questa possibile prospettiva, serva al più presto un nuovo piano di politica industriale, che metta al centro l'ampliamento delle produzioni, l’aumento dei volumi, la stabilità del personale, l’utilizzo pieno dello stabilimento.

Su questa linea il Sindacato nazionale e locale, le Istituzioni Umbre, con l’intervento del Governo e il sostegno della nostra gente, potranno confrontarsi con la Nestlè per il rilancio complessivo della Perugina.

Giuseppe Mattioli
La Sinistra per Perugia

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