All’Isola del libro le straordinarie vite di Renato Cacioppoli e Pepito
Nell’ambito della rassegna, incontro con gli autori Lorenza Foschini e Marco Molendini - Sabato 20 agosto alle 18 nella Terrazza del teatro di Castel Rigone a Passignano
(AVInews) – Passignano sul Trasimeno, 18 ago. – Tornano nella frazione passignanese di Castel Rigone i café letterari dell’Isola del libro Trasimeno. Questa volta la rassegna letteraria ideata da Italo Marri proporrà, sabato 20 agosto alle 18 nella Terrazza del teatro, la presentazione dei libro ‘L’attrito della vita. Indagine su Renato Cacioppoli matematico napoletano’ di Lorenza Foschini e ‘Pepito. Il principe del jazz’ di Marco Molendini. Interverranno entrambi gli autori che si confronteranno con il giornalista Riccardo Marioni.
Per quanto rigurda ‘L’attrito della vita’, questa è la descrizione del libro: “Napoli, 8 maggio 1959. Renato Caccioppoli, genio della matematica, pianista prodigioso, affascinante affabulatore, coltissimo e poliglotta, ritenuto nipote del fondatore del movimento anarchico Michail Bakunin, si uccide sparandosi un colpo di pistola alla nuca nella sua casa di Palazzo Cellammare. Adorato da studenti e colleghi, modello di libertà e anticonformismo per un’intera generazione, Caccioppoli ha incantato con il suo carisma e la sua intelligenza non solo alcuni tra i più celebri intellettuali del secolo (André Gide, Pablo Neruda, Eduardo De Filippo, Benedetto Croce, Alberto Moravia, Elsa Morante), ma anche e soprattutto il popolo napoletano, che da sempre guarda a lui con stupita ammirazione. Perseguitato dal regime fascista, afflitto da quello che la scrittrice e amica Paola Masino definirà ‘l’attrito della vita’, la sua morte lo consegna definitivamente alla storia della città. Questa indagine meticolosa e documentata ci racconta chi fu realmente Caccioppoli e ci restituisce un’immagine non stereotipata, e per certi versi inedita, di una Napoli leggendaria”.
Il libro ‘Pepito. Il principe del jazz’, invece, racconta “l’incredibile e affascinante storia del principe Pepito Pignatelli, batterista e appassionato di jazz, del mondo che gli ruotava attorno e che in larga parte è coinciso con la Roma della Dolce vita, e delle sue mille, folli imprese per portare nella capitale la musica che considerava la più bella del mondo. Il suo cahier nobiliare lo teneva quasi nascosto, scritto su una mattonella di ceramica appesa nella piccola cucina dell’attico di via della Lungaretta 97 in cui ha vissuto per vent’anni. Nato in Messico da un padre donnaiolo e dissipatore, cresciuto nella Roma del fascismo, innamoratosi del jazz in giovanissima età, al punto da assordare con i suoi assoli di batteria i padri gesuiti del prestigioso collegio dove era stato spedito a studiare, Pepito Pignatelli è un personaggio leggendario: a vent’anni ha fondato il Mario’s Bar, primo jazz club italiano; ancora giovanissimo ha conosciuto il carcere per una scapestrata vicenda di droga; dagli anni Cinquanta ha animato le notti dei locali più celebri, tra via Veneto e Trastevere; si è coperto di debiti pur di tenere in vita il Blue Note e il Music Inn, due locali che hanno fatto la storia; ha conosciuto, ospitato, accompagnato nei loro giorni romani maestri come Chet Baker, Gato Barbieri, Dexter Gordon. Un affresco della Roma degli anni Sessanta e Settanta condotto attraverso la biografia in note di un suo grandissimo protagonista”.
Nicola Torrini
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